La Borgogna, per chi ama il vino come prodotto dell’uomo e della terra e crede nella cultura che rappresenta, è sicuramente il modello di riferimento ed il criterio per capire molte cose.
Per gli appassionati di cultura del vino, un viaggio in Borgogna è la scoperta delle radici di ciò che deve intendersi per qualità del vino.
Tutto ruota attorno ad un concetto, che si realizza e si percepisce un po’ dappertutto, nelle strade, nelle cantine, nelle parole dei vigneron e nell’aria: il vino è espressione del terroir.
In Côte d’Or si comprende davvero il significato di questa parola, intraducibile in lingua italiana, purtroppo abusata da chi frequenta il mondo del vino, ma che laggiù è palpabile dappertutto, nelle strade, nei villaggi, nelle bottiglie e nelle parole dei vignerons.
Con queste note, anche in forma di diario, intendiamo raccontare l’emozionante primo incontro di quattro giovani sommelier con la realtà della Borgogna vitivinicola ed in particolare con i grandi prodotti della Côte d’Or. Emergeranno elementi utili a comprendere le caratteristiche uniche ed istruttive di tale zona di produzione di vino.
- Nei domaine visitati, dove la degustazione si svolge, per tradizione, nella cantina sotterranea in mezzo ai vini in affinamento, l’assaggio dell’annata 2007 dalle botti - che in Borgogna chiamano piéces ed hanno una capacità di 228 litri (a differenza delle più diffuse barriques bordolesi di 225 litri) - ha consentito di percepire l’importanza del terroir in termini di diversità dei suoli e dei microclimi.
Ad esempio, da Bernard Moreau (si veda sotto per la descrizione e le note di degustazione) tutti i premier crus di Chassagne-Montrachet erano in botte più o meno dallo stesso periodo (settembre 2007), avevano percorso un identico cammino di vinificazione e affinamento, in attesa dell’imbottigliamento: perciò, l’unica differenza, nel degustarli, la facevano le caratteristiche del vigneto – del suolo - in cui l’uva era cresciuta. Da Chicotot, si è potuta ben percepire, dalle bottiglie, la maggior tannicità dei rossi della AOC Nuits-Saint-Georges rispetto a tutti gli altri della Côte de Nuits, con la distinzione tra quelli delle parcelle a Nord, più eleganti e meno aggressivi (come il Village «Les Charmottes» 2006) e quelli del Sud della denominazione, i veri Nuits, bisognosi di lungo affinamento per ammorbidire gli esuberanti tannini e potenzialmente molto longevi (come il 1er cru «Les Saints Georges» 2006, famoso vigneto che ha dato il nome al Comune). Ma si è anche percepita nettamente la differenza dei Nuits-Saint-Georges dall’Aloxe-Corton 1er Cru, con tannini già risolti e “dolci”.
- Quasi tutti i produttori espongono, appesa ad un muro, la carta delle denominazioni e dei crus della Côte d’Or. Sia nelle cantine di affinamento sotterranee dei vignerons sia nelle sale di degustazione dei negociants colui che presenta i vini, spillandoli dalle pieces o versandoli dalle bottiglie, ama sempre indicare il territorio di provenienza sulla mappa, collocandolo geograficamente e descrivendo le caratteristiche climatiche e geologiche del luogo.
Anche in questo emerge la cultura del terroir: ogni vino è un prodotto unico ed irripetibile del vigneto da cui proviene, ed il suo produttore vuole comunicare la sua specificità.
- Per le strade, nei paesi e nella città di Beaune, tutto parla di vigna e di vino e vi ruota attorno. A Meursault, attorno a mezzogiorno, dalle 12 fino alle 13.30 circa, siamo nella piazza per uno spuntino e tutto tace, c’è un silenzio quasi irreale; poi, ad un tratto cominciano a spuntar fuori dai cancelli e dalle viuzze trattori e furgoncini, tanti e tutti diretti al lavoro nelle vigne. D’improvviso, per il vino, tutto si anima.
- Il Pinot Noir. Di questa varietà, un profilo che è ben emerso dalle varie degustazioni è la sua grande sensibilità, non solo alle diversità di terroir, ma anche alle annate: ognuna ha qualcosa da dire, ha la sua peculiarità ed unicità. Così, ad esempio, sono piacevolissimi, ma molto poco borgognoni, a sentire i vignerons, i vini della caldissima annata 2003, speziati più che fruttati, “larghi” ed immediati piuttosto che freschi e lunghi.
- Altri elementi “borgognoni” risultati dagli incontri e dalle degustazioni sono l’uso del legno per l’affinamento (“elevazione”, dicono i francesi) dei vini sempre discreto e non invasivo, nella ricerca dell'eleganza e della piacevolezza di beva; l’ordine e la pulizia dei vigneti, che sembrano dei giardini curatissimi, con 10.000 piante per ettaro, molto basse perché l’uva sia vicina al suolo traendone calore e luce riflessa; i trattori “scavallanti” che si infilano tra i filari rispettandone la ridotta distanza; il rispetto per la terra, con una diffusa tendenza ad applicare i criteri dell'agricoltura biologica e biodinamica. Ad esempio, la sorella di Cyprien Arlaud ha due cavalli con i quali lavora 5 dei 15 ettari dei vigneti del domaine, per non pressare il terreno e non uccidere il suo naturale humus, con tutti i minerali ed i microrganismi che costituiscono il nutrimento e l’arricchimento delle piante e dei grappoli.
- Annate. Al momento del viaggio (settembre 2008), erano da poco usciti sul mercato (e spesso esauriti) i prodotti dell’annata 2006 ed erano ancora in affinamento quelli dell’annata 2007.
L’annata 2006 è giudicata da tutti eccezionale per i vini bianchi, anche superiore al 2005. Per i rossi, la 2006 è ritenuta un’annata grande, che manca della concentrazione del 2005, ma è forse più tipica e “borgognona”. Il 2007 è un millesimo buono sia per i bianchi della Côte de Beaune sia per i rossi della Côte de Nuits: è anch’essa annata dove emergono bene le tipicità dei vari terroir, nonostante manchi la concentrazione e la struttura delle due annate precedenti. Per i rossi, in particolare, il 2006 ed il 2007 giocano entrambi molto sull’eleganza, la finezza e la tipicità, con la prima più concentrata rispetto alla seconda.
Sabato 30 agosto 2008
L’appartamento dove abitiamo in Place Morimont n. 1, vicino all’Hotel de Ville, è di proprietà di Yves Darviot, che è anche piccolo produttore di vino. Troviamo in casa sul tavolo in omaggio una sua bottiglia, che a cena degustiamo con due ottimi polli di Bresse arrosto, acquistati in una rosticceria del centro città.
Beaune 1er Cru «Les Gréves» 2001 – Splendido inizio! Naso complesso, inizialmente chiuso, poi si apre molto bene: erbe aromatiche, sentori vegetali terziari (foglia di tè), spezie, frutti di bosco, note animali tipiche, molto mirtillo. In bocca ha una bella acidità, che colpisce, e buon tannino; soprattutto piuttosto lungo. Molto elegante e piacevole, con notevole corrispondenza gusto-olfattiva. Induce sempre a berne un altro sorso… Successivamente al naso escono note dolci (burro di cacao) e balsamiche.
Domenica 31 agosto 2008
Dopo aver passato la giornata a Digione, tornando verso Beaune percorriamo la mitica Route des Grand Crus e ci fermiamo a Gevrey-Chambertin; subito vediamo che alcune piccole cantine, anche di ottimo livello, sono aperte per degustazione ed acquisto.
Entriamo al Domaine DES VAROILLES dove la signora ci conduce nella saletta di assaggio e vendita.
Ci fa assaggiare due vini; il terzo lo acquistiamo e lo beviamo a casa, la sera a cena.
1) Gevrey-Chambertin «Clos du Meix des Ouches» 2000 – Molto fruttato al naso, poco complesso. Molto equilibrato e piacevole in bocca, con tannino un po’ asciugante e leggermente amaro nel finale. Non molto lungo. Al naso e in bocca si sente un po’ il legno.
2) Gevrey-Chambertin 1er Cru «Clos des Varoilles» Monopole 2000 – Naso complesso (purtroppo sentito appena aperto), con qualche sentore di legno non ancora assorbito; frutta e spezie, note balsamiche. In bocca è molto equilibrato, anche se il tannino, ben presente, può ancora ammorbidirsi; bella acidità, buona struttura, piuttosto lungo (non molto).
3) Gevrey-Chambertin 1er Cru «La Romanée» Monopole 2000 – All’inizio è chiuso, poi si apre fino ad essere molto complesso: fin da subito prevalgono spezie dolci e sentori balsamici (mentolati, di canfora); poi caramella d’orzo, frutta (cassis, fragolina di bosco) evidente; una nota affumicata. In bocca ha tannini dolci, buona acidità, molto morbido. Colpisce l’eccellente equilibrio; non è particolarmente persistente, anche se non certo corto. E’ pulitissimo, nitido, lascia la bocca con una sensazione di dolcezza: è pronto e di estrema piacevolezza e bevibilità, con una buona complessità anche in retrolfattiva. Molto elegante.
Lunedì 1° settembre 2008 ore 14.30
Visitiamo lo Chateau de Meursault, con giro turistico nelle cantine sotterranee, davvero da non perdere, bellissime ed emozionanti; ci viene consegnato il bicchiere da degustazione con serigrafia dello Chateau, per l’assaggio di 7 vini con cui il percorso si conclude (12 € a testa). Troviamo le bottiglie aperte su botti, adibite a tavolini, nelle ultime stanze dei sotterranei.1) Bourgogne Aligoté 2007 – Bel naso fresco, agrumi, fiori; molto fresco in bocca, piuttosto lungo relativamente alla sua categoria.
2) Meursault «Clos du Chateau» 2004 – Bel naso con fiori bianchi (sambuco, gelsomino) in evidenza; un po’ di legno (resina); elegante in bocca, non molto lungo.
3) Meursault 1er Cru «Chateau de Meursault» 2003 – Si tratta del blend dei premier crus Perriéres e Charmes. Ottimo! Naso abbastanza complesso, con bella mineralità, un po’ di vaniglia, frutta dolce, poi frutta secca. In bocca è splendido, acido e grasso, soprattutto lunghissimo.
4) Beaune Rouge 2002 – Naso molto tipico e piacevole, con frutti di bosco (fragola, lampone) netti. In bocca ha tannino un po’ “verde”, nel complesso è piacevole e pulito, ma piuttosto corto; manca di corrispondenza naso-bocca.
5) Volnay 1er Cru «Clos de Chêne» 2004 – Naso molto intrigante con sentori affumicati (tabacco da sigaretta), tostati, frutta che piano piano emerge. In bocca ha struttura e materia, è piuttosto lungo, con buona acidità ma un tannino piuttosto “verde”, un po’ asciugante (forse “colpa” dell’annata).
6) Pommard 1er Cru «Clos des Epenots» 2005 – Naso molto intenso di frutta matura, di confettura di vari frutti di bosco; poi spezie e terziari (liquirizia). In bocca ha tannino fine in evidenza, gran corpo, lungo. Giovane.
7) Beaune 1er Cru «Cent-Vignes» 2001 – Naso abbastanza tipico, con frutti di bosco in evidenza, ma non complesso. In bocca entra morbido, ha buona acidità, ma ha tannini non molto fini. Persistente.
Martedì 2 settembre 2008
Ore 11.00: siamo al Domaine ARLAUD a Morey-Saint-Denis.
Ci accoglie, su appuntamento preso dal’Italia per e-mail, Cyprien Arlaud, che ci conduce subito nella cantina sotterranea. Si assaggia spillando dalle piéces, mentre Cyprien spiega, un po’ in francese ed un po’ in inglese, con grande disponibilità e pazienza per capire e farsi capire, le diverse caratteristiche dei vini, dei territori, delle annate, delle vinificazioni.
Il Domaine ha vigne di età tra i 30 e i 70 anni, su 15 ettari. Le vigne sono gestite dalla sorella di Cyprien che utilizza due cavalli per 5 dei 15 ettari: l’animale, rispetto al trattore, non “pressa” il terreno, non uccide l’humus che è necessario per la vite, per il drenaggio, etc.; il trattore è utilizzato negli altri 10 ettari. Le vigne hanno 10.000 ceppi per ettaro (più o meno tutte le vigne in Borgogna). Il pinot nero ne potrebbe accettare anche di più: ci spiega Cyprien che fino al 1600 c’erano anche 20 o 25.000 piante per ettaro, ma poi si è iniziato a pagare i braccianti per potare e dunque occorreva risparmiare… In ogni caso, ci dice che 10.000 è il numero perfetto.
L’azienda pratica una vinificazione senza raspi in macerazione ed utilizza barriques di 2°, 3° e 4° passaggio. I vini affinano in legno per un periodo tra 14 e 18 mesi a seconda dell’annata; i 2007 staranno solo 14 mesi, per essere imbottigliati a novembre 2008.
I vini dell’annata 2006 e delle precedenti sono tutti esauriti.
Assaggiamo i vini dell’annata 2007, che sono ancora in botte ma hanno finito la fermentazione malolattica.
Gli chiediamo com’è stata la vendemmia 2007 e ci dice che è un’annata facile (tant’è che bastano 14 mesi in legno, meno del solito), ma tipica di Borgogna ed elegante. E’ simile alla 2006, che però è più concentrata, oltre ad avere grande tipicità e ad essere molto “borgognona”, anche più del 2005, che peraltro è stata grandissima (insieme al 1999 ed al 2002, le migliori degli ultimi anni).
1) Bourgogne Rouge «Roncevie» 2007 – E’ un climat sotto Gevrey-Chambertin – Vino semplice ma piacevole, con notevole acidità, tannini già morbidi.
2) Morey-Saint-Denis Village 2007 – Al naso esce un po’ di vaniglia, ma è comunque elegante, con netti sentori di frutta; in bocca ha una bella acidità, ma colpiscono i tannini molto fini.
3) Morey-Saint-Denis 1er Cru «Cheseaux» 2007 – Naso più complesso ed intenso rispetto al Village, si sente meno il legno, emergono sentori balsamici, di terra, e note vegetali aromatiche; in bocca è di lunga eleganza: ci dice Cyprien che è ben rappresentativo dell’annata 2007, non ricca, ma molto fine e comunque lunga nell’eleganza.
4) Gevrey-Chambertin 1er Cru «Aux Combottes» 2007 – Più corpo, più struttura dei precedenti; bocca pulitissima, con caramella d’orzo netta nel finale dolce e fruttato; al naso ha molto frutto; l’acidità è eccezionale, i tannini già fini e piacevoli.
5) Charmes-Chambertin Grand Cru 2007 – Più chiuso e reticente degli altri, ma comunque molto intenso. In bocca colpisce per morbidezza ed equilibrio, è ricco di materia e molto persistente.
6) Chambolle-Musigny 1er Cru «Les Sentieres» 2003 – Ad un tratto Cyprien va a prendere una mezza-bottiglia senza etichetta, per farci assaggiare un’annata che definisce particolare, poco “borgognona”. Il vino ha un naso concentrato, molto fruttato, con frutti di bosco maturi, anche in confettura, oltre ad erbe aromatiche; in bocca c’è tanta liquirizia, è pronto, molto lungo; si sentono netti tannini. Ci fa notare Cyprien che, per le particolarità climatiche dell’annata, è un vino più pronto, più immediato; ha un coloro più scuro e concentrato rispetto al normale pinot nero di Borgogna; è un vino che definisce più “dimostrativo”, mentre il pinot nero ha il bello di essere potente ma mai “massiccio”.
Dopo aver pranzato a Gevrey-Chambertin, visitiamo il Clos-De-Vougeot ed il suo affascinante Chateau.
Nel tornare verso Beaune, sulla RN74 ci fermiamo al Domaine D’ARDHUY, bellissima tenuta al confine tra la Cote de Nuits e la Cote de Beaune.
Per tre euro degustiamo tre vini; il quarto è una sorta di gentile concessione funzionale all’acquisto.
1) Ladoix 2004 (bianco) – Naso fresco con note agrumate e burrose. Buona acidità in bocca. Abbastanza lungo.
2) Savigny-Les-Beaune «Clos de Godeaux» 2003 (bianco) – Legno delicato, note di resina, miele, ma un po’ semplice al naso. Piacevole in bocca, con buona acidità nonostante l’annata, piuttosto lungo.
3) Côte-de-Nuits «Clos de Langres» 2004 – E’ il vigneto che circonda la villa dove ha sede l’azienda. Bel prodotto, tipico, senza « punte » ma piacevole. Tannino un po’ asciugante ed amaro, ma comunque integrato.
4) Côte-de-Nuits «Clos de Langres» 2002 – Più pronto, più piacevole, più elegante del 2004, con tannini fini.
A cena, al ristorante tipico e Bar-a-vin «Caves Madeleine» in Rue du Faubourg Madeleine mangiamo Escargots e Boeuf Burguignonne, e beviamo:
Beaune 1er Cru «Clos du Roi» 2001 – CHANSON Pére et Fils – Naso molto fruttato, con netti frutti di bosco maturi. Un po’ semplice, ma molto piacevole in bocca, quasi dolce (alla lunga, forse un po’ stucchevole, in carenza di adeguata freschezza).
Mercoledì 3 settembre 2008
Ore 10.30: a Nuits-Saint-Georges, mentre inizia a piovere, facciamo visita al Domaine GEORGE CHICOTOT, azienda familiare molto tradizionale, con cantina sulla RN 74, senza bisogno di appuntamento: un cartello invita all’ingresso ed alla degustazione.
Ci fa degustare la sig.ra Chicotot, che si occupa della cantina, della vinificazione e dell’affinamento; poi, al momento dell’acquisto di qualche bottiglia, conosciamo anche il marito George, che soprattutto gestisce le vigne.
Madame ci spiega che i vini stanno 20 mesi nelle piéces, senza essere mai mossi e senza alcun travaso, rimanendo sui propri lieviti; poi non vengono filtrati, ma solo ˝decantati˝ per essere imbottigliati: solo così, ci dice, si possono avere vini davvero longevi.
1) Bourgogne Chardonnay 2007 – Molto acido, abbastanza lungo, un po’ semplice al naso, con note minerali.
2) Bourgogne Pinot Noir 2006 – Naso molto tipico, sia pure non complesso, bella acidità, buon corpo; semplice, ma ottimo prodotto nella sua categoria (€ 10,00 in cantina).
3) Nuits-Saint-Georges «Les Charmottes» Village 2006 – E’ un climat della zona Nord di Nuits, che dà vini più eleganti e pronti rispetto alla zona a Sud, che invece dà i veri tipici Nuits potenti e tannici. Naso con resina, frutti di bosco, complesso. Tannini evidenti, bella acidità, lungo. Ottimo e tipico!
4) Aloxe-Corton 1er Cru «La Coutiére» 2006 – Naso quasi dolce, con amarena in sciroppo in evidenza; buona alcolicità, tannini già ben integrati e dolci, piuttosto lungo; molto piacevole ed elegante.
5) Nuits-Saint-Georges 1er Cru «Les Saints Georges» 2006 – Eccellente! Naso molto complesso con resina, erbe aromatiche, frutta, spezie… Tannini evidenti, tanti ma fini, grande struttura, soprattutto lunghissimo. Gran vino.
La degustazione ha fatto emergere le differenze dei vari terroir, con vini molto tradizionali e tipici di Borgogna.
Mercoledì 3 settembre 2008
Ore 14.30: siamo al Domaine MICHEL GROS, con cui abbiamo preso appuntamento dall’Italia, a Vosne-Romanée.
Arriviamo a Vosne, dopo un veloce pranzo nella piazza di Nuits-Saint-Georges, sotto una pioggia battente. Troviamo facilmente la strada dove ha sede l’azienda ed entriamo con l’auto nel cortile di un bel palazzo storico dove, nell’ufficio, ci accoglie Michel Gros in persona con una sua stretta collaboratrice. Dopo i saluti e le presentazioni, è lei che ci fa scendere nella cantina di affinamento per la degustazione.
Ci presenta l’azienda, che possiede 20 ettari di vigneto, dei quali 12 sono piantati a Chardonnay, poi iniziamo ad assaggiare.
1) Bourgogne Haute Côtes de Nuits 2006 – Iniziamo da un pinot noir di un territorio caro all’azienda: il padre di Michel Gros fin dagli anni ’70 del 1900 ha fortemente voluto valorizzare la zona, poco considerata, delle Haute-Côtes, per produrre vini facili ma tipici. L’azienda ha 10 ettari su 20 in tale zona, che dà origine a vini a denominazione regionale (Bourgogne) con indicazione della sottozona specifica (Haute-Côte). L’età media delle vigne è 40 anni, le rese per ettaro – 40/45 hl - sono molto basse per essere una denominazione regionale. Il vino che degustiamo è semplice ma tipico, fresco e piuttosto lungo in bocca, di grande piacevolezza e godibilità.
2) Vosne-Romanée 2005 – Naso tipicissimo con resina, frutti di bosco (lampone, fragola); elegantissimo in bocca, con tannini finissimi, lungo e succoso, fresco e giovanissimo. Un grande village.
3) Nuits-Saint-Georges 2002 - «Può invecchiare, ma è al giusto stato di evoluzione», ci dice la collaboratrice di Michel Gros. Complesso ed elegante, ha perfetto equilibrio in bocca; lunga la persistenza. Anche questo, un grande village.
4) Vosne-Romanée 1er Cru «Clos de Reas» Monopole 2001 – Annata poco apprezzata, ma secondo lei è molto bella se si attende il tempo: i vini da giovani sono molto chiusi. Il vino è molto complesso su note terziarie, soprattutto spezie dolci, tabacco; poi escono frutta matura e caramella d’orzo; in bocca ha un tannino rotondo, dolce e morbido (dice che è tipico del cru); ancora acido, morbidissimo, di notevole equilibrio.
5) Clos-Vougeot Grand Cru «Grand Maupertui» 2006 – Naso di grande complessità ed eleganza, balsamico, mentolato, con cacao, tanta frutta, varie spezie… In bocca ha tannini tantissimi e finissimi, che «tirano» per la gioventù, ma c’è già grande equilibrio con viva freschezza. Un vino eccezionale.
6) Clos-Vougeot Grand Cru «Grand Maupertui» 2005 – Al naso ci sono note tostate, poi escono spezie, frutta, etc. etc. Eccezionale complessità. In bocca ha una struttura grandissima, i tannini sono setosi e dolci; colpisce il finale, semplicemente interminabile! Altro vino eccezionale.
Rimaniamo colpiti da questi due vini che, forse, ci hanno fatto capire, per la prima volta, cosa sia un grande pinot nero di Borgogna.
Per quanto riguarda la vinificazione, gli Haute-Côtes fermentano in acciaio, ed in acciaio svolgono anche la malolattica, dopo di che affinano per 12 mesi in piéces vecchie; i vini superiori fermentano in vasche di cemento aperte, poi svolgono la malolattica nelle piéces dove poi rimangono per 18 mesi. Per i grand crus Michel Gros utilizza il 100% di legno nuovo; per i premier crus il 50%, per i village il 30% ; chiede alle tonnellerie botti nuove molto brulée, tostate, in legno di Tronçais (col tempo gli aromi si armonizzano).
Parlando di annate, ci viene ribadito che il 2003 è stata un’annata buonissima, con acidità bassa, che ha dato vini «facili», bevibili presto; al naso hanno molte spezie dolci; sono ottimi prodotti, ma poco borgognoni.
Una visita che ci ha segnato, per l’accoglienza che abbiamo avuto, per la disponibilità ad aprire bottiglie e a spiegare i vini, anche di annate non recenti, oltre che, naturalmente, per la qualità dei prodotti. Il rammarico è quello di aver acquistato poche bottiglie…
A cena, a casa:
Santenay 1er Cru «Clos de Tavannes» 2004 – Domaine VINCENT GIRARDIN (bianco) – Monocorde al naso, ma con una netta, bellissima ed ˝istruttiva˝ mineralità; scaldandosi nel bicchiere escono poi note burrose e sentori agrumati. In bocca ha una evidente acidità, è salino, con buona struttura, sia pure non molto lungo.
Giovedì 4 settembre 2008
Dopo aver tentato di far visita, senza appuntamento, ad un qualche piccolo Domaine di Chassagne-Montrachet, ma senza successo per la scarsa nostra propensione a chiedere, bussare ed insistere, entriamo nel bellissimo palazzo dove ha sede e cantina il Domaine MICHEL PICARD - Chateau de Chassagne-Montrachet.
Si tratta di un’azienda moderna, dove i contenitori per la fermentazione sono all’avanguardia e non si esita a praticare la chaptalization (aggiunta di zucchero al mosto per correggere il grado alcolico nelle annate che ciò necessitino), che altri rifiutano (ad esempio, tra i nostri incontri, Bernard Moreau), e la filtrazione con dosi massicce di bentonite.
Non a caso, è possibile compiere la visita dell’azienda con una guida ed il pagamento di 12 € a testa. Ed è ciò che facciamo.
E’ decisamente molto interessante il percorso nelle cantine di affinamento storiche, con i locali più antichi del 1400 e del 1500 e quelli del 1800. La guida ci spiega le tipologie dei legni e le modalità di affinamento, e ci fa anche vedere l’attrezzo con il quale viene svolto il batonnage per muovere i lieviti nelle botti.
Alla fine del giro, che comprende anche la zona pulitissima dei contenitori in acciaio per le fermentazioni, assaggiamo alcuni vini.
1) Mercurey 1er Cru «Clos-Paradis» 2005 (Côte Chalonnais) – Miele, frutta e fiori bianchi, con un po’ di legno dolce al naso; molto fresco in bocca; non corto.
2) Chassagne-Montrachet «Devant-Le-Chateau» 2005 – Miele, un po’ di frutta secca e matura, fiori bianchi, legno; secondo la ragazza che ci guida è troppo boisée, deve assorbire il legno. Acido e rotondo in bocca, finisce con créme brulée, piacevole.
3) Chassagne-Montrachet 1er Cru «Les Chenevottes» 2005 – Molto miele al naso, legno (più del precedente), frutta secca, note minerali. In bocca è molto morbido, con una buona acidità; lungo, con una piacevole nocciola tostata nel finale; c’è mineralità e sapidità. Bel prodotto, manca forse un po’ di eleganza.
4) Saint-Aubin 1er Cru «Les Charmois» 2006 (pinot noir) – Naso fresco, floreale, con evidenti lampone e fragolina di bosco; in bocca è piacevole ma semplice, non lungo; tannino evidente, un po’ giovane, e forse un po’ asciugante.
5) Corton Grand Cru «Clos de Fiétres» 2003 – Naso molto intenso, più elegante rispetto ad altri 2003 assaggiati; molto speziato (ci dice la ragazza che hanno aspettato molto a vendemmiare, ad inizio settembre; è piovuto, per cui i grappoli hanno assorbito acqua che ha creato eleganza); in bocca non è molto armonico, ha poca integrazione tra gli elementi, con tannino e (poca) acidità da una parte e morbidezza dall’altra; non molto lungo.
Dalla degustazione dei vini rimane l’impressione che, sia pure corretti e piacevoli, siano un po’ omologati e tra loro molto simili, con un uso del legno nuovo un po’ eccessivo.
Alle ore 14.00, al Domaine BERNARD MOREAU et fils a Chassagne-Montrachet – su appuntamnteo preso anche grazie alla spendita del nome della Vinoteca al Chianti di Andrea Formigli – siamo accolti e guidati da Bernard Moreau padre in persona, mentre i due figli stanno imbottigliando il Bourgogne base ed il Village.
Bernard è vigneron e persona di grande semplicità e cortesia, che ci fa vivere una indimenticabile esperienza di incontro con la realtà della Borgogna.
Tanti sono gli insegnamenti trasmessi da questo vero vigneron.
Il più significativo consegue alla domanda sulle potenzialità e previsioni di invecchiamento dei vini, cui risponde: «io non condivido chi fa invecchiare molto tempo questi vini; è un gusto personale, ma a me piace berli quando hanno 7 / 8 anni» (!).
Poi, alla domanda «com’è stata l’annata 2007?» ci risponde con un altro grande insegnamento: ogni annata è diversa dalle altre, il vino è diverso ogni anno, è caratterizzato e distinto sulla base dell’annata; non si può dire che un’annata è migliore di un’altra, semplicemente ciascuna è unica ed irripetibile e dà un vino da essa identificato.
I vini 2006 sono tutti esauriti, per cui assaggiamo i 2007, tutti spillati dal contenitore inox oppure (tutti i Premier Crus e i rossi) dalla botte.
1) Bourgogne Chardonnay 2007 - Da contenitore inox. Molta frutta bianca matura. Bella acidità, discreto corpo.
2) Chassagne-Montrachet Village 2007 - Naso piuttosto complesso, con frutta bianca e macchia mediterranea in evidenza.
3) Chassagne-Montrachet 1er Cru «La Maltroie» 2007 - Molto minerale al naso e in bocca, non molto complesso, ma elegantissimo e pulitissimo in bocca, molto persistente nella finezza.
4) Chassagne-Montrachet 1er Cru «Morgeot» 2007 - Potente. Si sente, qui, un po’ il legno, ha un bellissimo equilibrio (tra tanta acidità e tanta morbidezza). Molto lungo, con una bella nocciola caramellata in fondo.
5) Chassagne-Montrachet 1er Cru «Chenevottes» 2007 - Frutta fresca e sensazioni burrose, accanto ad una (solita) grande mineralità. In bocca ha bella acidità, ha meno struttura e potenza del Morgeot, è un po’ più corto, ma più elegante. Spiega Bernard Moreau che il Cru Morgeot è più rotondo e potente, mentre il Cru Chenevottes è più acido e più complesso al naso. Dice che sono i due opposti della casa.
6) Chassagne-Montrachet 1er Cru «Les Grandes Ruchottes» 2007 - Da una vigna intera vecchia di 69 anni ! (Gli altri Crus hanno al loro interno piante di età diverse). Molto più floreale e fruttato degli altri, ha grande complessità olfattiva (nonostante sia spillato dalla piece). In bocca è grandissimo: potente ed elegante, interminabile. Ha tutto! Grandissimo vino, ci ha colpito molto.
7) Chassagne-Montrachet Village Rouge 2007 - Naso tipico, molta frutta di pinot nero. Giovanissimo, ruvido, con una bella struttura. Ha bisogno di affinamento.
8) Chassagne-Montrachet Rouge 1er Cru «La Cardeuse» Monopole 2007 – Vigna nella zona del 1er Cru Morgeot. Ancora condizionato dal gas in legno, è più complesso, più fine, più balsamico rispetto al Village, con erbe aromatiche oltre ai tipici frutti di bosco. Tannini più fitti e morbidi, anche se “tanti” e da affinare. Struttura e persistenza notevoli.
Bernard Moreau usa solo lieviti naturali e autoctoni, non aggiunge lieviti selezionati ed inoculati. Tutti i vini stanno sur lies in legno. Effettua la filtrazione, dopo il collaggio, soltanto se opportuno sulla base della degustazione: filtrare o non filtrare dipende dall’annata e dalle caratteristiche del vino che ne è venuto. Il Bourgogne ed il Chassagne-Montrachet Village fermentano e stanno in legno sur lies (10% nuovo) 10 / 11 mesi. I Premier Crus fermentano e stanno in legno 12–15 mesi, a seconda dell’annata e della degustazione. I legni sono per un terzo nuovi, per un terzo di secondo passaggio e per un terzo di terzo passaggio; poi vengono assemblati (abbiamo assaggiato dalle barriques di 2° passaggio, che sono una “media” tra i tre legni). I vini vengono aggiunti di anidride solforosa solo dopo la malolattica (svolta in legno), per non bloccare i processi fermentativi. In tutti i vini bianchi colpisce l’uso magistrale del legno, i cui sentori sono sempre accennati, discreti se non assenti.
La degustazione dalla botte, dove i vini erano dalla vendemmia e quindi tutti per lo stesso periodo di tempo, ha consentito di apprezzare davvero le diverse caratteristiche dei vini dovute solo ai diversi suoli, alle diverse parcelle e vigne: è emersa una grande capacità del Domaine di valorizzare i terroir.
Dopo la visita da Bernard Moreau, esperienza indimenticabile, alle 16.00 siamo al Domaine GUY AMIOT et fils, sempre a Chassagne-Montrachet. Avevamo preso appuntamento, passando di lì, la mattina stessa, abbastanza per caso.
Ci accoglie uno dei due figli di Guy Amiot, e subito ci fa vedere le vigne: del resto, da lì tutto nasce.
Poi, ci fa accomodare nella sala degustazione, adiacente alla cantina di fermentazione e stoccaggio.
Ci spiega che i 2/3 della produzione aziendale sono chardonnay ed il resto pinot noir; effettuano la diraspatura completa ed usano lieviti aggiunti selezionati in laboratori di Borgogna; la fermentazione alcolica si svolge in contenitori di acciaio inox. Il Domaine possiede anche una porzione del Grand Cru Montrachet.
Assaggiamo pochi bianchi, non i principali cru, e molti rossi, alcuni davvero interessanti.
1) Bourgogne Chardonnay 2006 – Naso fruttato, susina bianca, un po’ di burro; acidità dirompente, poco bilanciata con le parti morbide; finale un po’ amaro.
2) Chassagne-Montrachet Vieilles Vignes 2006 - Naso non molto complesso, con bella mineralità e note agrumate; legno discreto, ben dosato; un po’ di note burrose; molto acido, ma c’è struttura, è piuttosto lungo, con buona mineralità anche in bocca; finale leggermente amaro.
3) Chassagne-Montrachet 1er cru «La Maltroie» 2006 – Molto minerale, fiori, susina bianca; in bocca emergono frutta secca e mandorle; bellissima acidità, elegante, giovanissimo; lungo il finale, su note di nocciola.
4) Bourgogne Pinot Noir 2006 – Fragola e tanto lampone in bella evidenza al naso; tannino un po’ asciugante; giovane, molto acido; buono per nel suo genere.
5) Chassagne-Montrachet «Le Chaumes» (rouge) 2006 – Naso pulito, fruttato, non complesso ma piacevole; c’è del floreale (rosa); tanto tannino, molto più integrato rispetto al Bourgogne; bocca pulita, giovane; bella corrispondenza naso-bocca.
6) Chassagne-Montrachet 1er cru «La Maltroie» (rouge) 2006 – Oltre alla frutta, al naso ha note balsamiche, frutta più matura, liquerizia, speziatura; complesso; elegante in bocca, rispetto ai precedenti rossi qui si cresce in finezza dei tannini e nella struttura; anche in queto caso sconta la gioventù; bel prodotto!
7) Chassagne-Montrachet 1er cru «Clos Saint Jean» (rouge) 2006 – Questo è davvero elegante; ha frutta, spezie, liquirizia, tabacco; in bocca è potente ed elegante, più lungo degli altri; il migliore.
A cena a casa:
Volnay 1er Cru «Les Carelles» 2002 - Domaine JEAN-MARC BOULEY (acquistato al supermercato) - Naso elegante e piuttosto complesso, con terra, sottobosco, funghi, tabacco e fumo, poi frutta (ciliege, amarene), cassis. In bocca è piacevole, il tannino è dolce ma deve ancora ammorbidirsi; forse ha un po’ di prevalenza dell’alcol. Non lunghissimo. Al naso successivamente escono note balsamiche, rabarbaro, radici.
Venerdì 5 settembre 2008
A Beaune, proprio dietro alla casa dove alloggiamo, in Rue Grenier à Sel, ha sede un negociant relativamente piccolo, con produzione attorno alle 500.000 bottiglie annue: la Maison CHAMPY.
Contrariamente al solito, iniziamo dai rossi per poi passare ai bianchi.
1) Savigny-Les-Beaune «Au Fourches» 2001 – Naso tipico, molto piacevole in bocca.
2) Chambolle-Musigny 2001 – Molto tipico e piacevole, elegante.
3) Gevrey-Chambertin 1er Cru «Les Cazetiéres» 2006 – Naso molto complesso, con tanto frutto; tannini finissimi, setosi, lungo, potente ed elegante. Un grande vino, emozionante.
4) Mazis-Chambertin Grand Cru 2001 – Naso stupendo, grande frutta, bellissimo balsamico. Lunghissimo ed elegantissimo.
5) Saint-Romain 2006 (passiamo ai bianchi) – 12 mesi in piéce, 20% di legno nuovo. Naso fresco e fruttato, bella bocca con acidità e materia. Il legno non si sente quasi per niente.
6) Puligny-Montrachet 1er Cru «Les Chalumaux» 2005 – Naso non complesso, moltissimo minerale (ha bisogno di fare bottiglia). Bocca bellissima! Lungo, lunghissimo, con una piacevole nocciola finale. Legno impercettibile.
7) Chassagne-Montrachet 2006 – Naso complesso, bella bocca, elegante, con finale piuttosto persistente.
8) Beaune 1er Cru «Les Champimonts» 1999 (torniamo ad un rosso) – Prodotto uscito da poco sul mercato, nel 2008, poichè la vendemmia 1999 lo meritava. Naso molto complesso con un catalogo di aromi terziari, in particolare tabacco dolce, spezie, cuoio, goudron, oltre a frutta in confettura. Bellissima bocca, molto equilibrata.
Della maison colpisce la piacevolezza ed eleganza dei vini, sempre equilibrati e caratterizzati da un uso del legno decisamente discreto e non invadente.
L’esperienza di degustazione è stata molto istruttiva, oltre che piacevolissima.
Il dipendente che, gentilissimo, in inglese ci serve le bottiglie e ci guida nella degustazione, ci spiega che nella zona di Gevrey-Chambertin i Grand Cru al di sotto della strada (come Charmes-Chambertin) sono un po’ meno «grand cru» di quelli al di sopra della stessa strada; hanno storicamente beneficiato della vicinanza con lo Chambertin, ma non sono all’altezza, ad esempio, del Mazis; inoltre, esistono alcuni premier crus che hanno la dignità di grand cru, ma per ragioni storiche non hanno la denominazione relativa; si tratta in particolare del Cazetiéres e del Saint-Jacques, nell’area più elevata della denominazione, all'inizio della Combe de Lavaux.
(Le degustazioni sono di Davide Amadei, Monica Bracci, Marco Canapicchi, Silvia Puccini)