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giovedì 16 maggio 2013

RICHEBOURG 2005 DOMAINE LEROY




Leroy, Richebourg 2005: inaspettato, indimenticabile.

Capita che una cena tra amici con grandi vini, ma senza strafare, si trasformi in una serata da fissare come pietra miliare della storia personale di assaggiatore e appassionato di vino.

La causa è un evento drammatico per un conservatore di vini scrupoloso come l’amico Davide Cecio: si rompe il termostato della cantinetta ed alcune bottiglie ghiacciano, cacciando fuori il tappo di sughero; ormai la potenzialità d’evoluzione è pregiudicata, e non resta che berle. Ne è derivato un assaggio che ha cambiato i punti di riferimento, che ha sconvolto i criteri che un appassionato di vino e di Borgogna aveva prima di esso: il Richebourg 2005 del Domaine Leroy.

E’ stato il primo vero incontro con un vino di Madame Lalou Bize-Leroy, dopo aver letto tante cose, essere stati in venerazione al cancello del Domaine a Vosne-Romanée, aver visto in enoteche o in rete etichette inarrivabili. E che vino! Uno dei gioielli del Domaine, in un millesimo tra i più grandi di sempre.

L’annata è la 2005, celebratissima per i rossi della Côte de Nuits, con potenziale evolutivo senza pari; il vino viene dal mitico Grand Cru Richebourg, nel Comune di Vosne-Romanée, posto tra Romanée-Conti a Sud, Romanée-Saint-Vivant a Est, Echezeaux ad Est e a Nord.

Nel bicchiere, la veste è di un rosso rubino piuttosto concentrato e brillante. Il naso è sontuoso, pieno ed ampio, con grafite, cenni di incenso, terra, cassis, sottobosco, fresco e goloso, note anche balsamiche e di menta fresca; poi escono radici aromatiche, sandalo, ma anche frutto rosso; evolve continuamente, verso sentori anche floreali (rosa, viola). In bocca è eclatante, la struttura è immensa, potente, ha tutte le componenti, integrate, all’ennesima potenza: il tannino, molto giovane, è pura seta, il gusto è quasi salato, è freschissimo e soprattutto ha una profondità trascinante; il finale pare non cedere mai, su ritorni continui di spezie, grafite, frutti di bosco, terra.

Non aveva i “due secoli di affinamento” che Fabio Rizzari, nel libro “Vini e terre di Borgogna” (di Camillo Favaro e Giampaolo Gravina), ritiene necessari per questo “mostro”, ma certamente ha suscitato un’indescrivibile emozione, ed il ricordo rimarrà a lungo, indelebile, nella memoria e nei sensi di chi ha avuto la fortuna di quest’assaggio.

Poco prima, per lo stesso motivo, è “toccato” bere un altro grandissimo vino: Chateau Cheval Blanc 1985.

Un vino aristocratico, elegantissimo: colore granato ma vivissimo, limpido, al naso inizialmente prevalgono note di cenere, molto nette ed intriganti, poi escono incenso, tè, sentori fruttati ancora presenti, di grande eleganza; successivamente sentori agrumati, bergamotto, tabacco dolce; la bocca è ficcante, molto sapida, quasi marina, il tannino è finissimo e presente anche se sfumato; il finale è elegante, pulito e molto lungo, su sensazioni minerali e cineree.

(2 marzo 2013 a Casa Amadei)


lunedì 17 gennaio 2011

Champagne BOLLINGER: la finezza














Ad Aÿ ha sede una delle più importanti maisons di champagne, che ha sempre fatto dell’elevata qualità il proprio criterio produttivo e commerciale: si tratta di Bollinger, con uffici e accoglienza in una bellissima dimora storica ai margini della cittadina, proprio dove iniziano le vigne della grande collina, esposta quasi interamente a Sud, del Comune Grand Cru di Aÿ.
La visita è condotta da Monsieur Christian Dennis, da molti anni responsabile delle visite dell’azienda e, soprattutto, espertissimo conoscitore dell’economia e del mercato della Champagne e dello Champagne.
Egli subito tiene a precisare e sottolineare le peculiarità di Bollinger.
Innanzitutto è una delle pochissime maisons rimaste indipendenti, non acquistate da grandi gruppi economico-finanziari o inglobate in altre più grandi: insieme a Taittinger (6 milioni di bottiglie), Roederer (3 milioni) e Pol Roger (subito sotto a Bollinger per numero di bottiglie), resta un’azienda relativamente piccola nel panorama dei negociants champenois.
In secondo luogo, pur trattandosi appunto di una maison, almeno il 60% delle uve proviene da vigneti di proprietà, che assommano a 163 ettari, per cui solo una minoranza di uve è acquistata da vignerons. Dei 163 ettari di proprietà, l’85% sono situati in aree Grand Cru o Premier Cru (di cui l’80% Grand Cru).
In terzo luogo, Bollinger è proprietaria di tre piccole vigne qualificabili come clos, nel senso borgognone, in quanto circondate da un muro perimetrale, dove si coltivano viti non innestate su portainnesto americano ma a “piede franco”, non distrutte dalle fillossera. Una di queste vigne si trova a Bouzy ma recentemente ha cessato di produrre per cause naturali (è arrivata la fillossera). Le altre due sono “giardini” presso la sede dell’azienda: una si trova subito dietro il fabbricato storico degli uffici e dell’accoglienza; l’altra appena sotto, verso il centro del paese, ma a soli 50 metri dal cancello dell’edificio principale. Un’apposita equipe si occupa esclusivamente della cura di questi due clos.
Da queste due vigne, che insieme non arrivano a 0,70 ettari, si ricavano le uve per la produzione del vino più raro (introvabile) della maison: il Blanc de Noirs Vieilles Vignes Françaises, prodotto in 3000 bottiglie soltanto nelle annate che lo meritano.
Si tratta di vigne esclusivamente coltivate a pinot nero: «qui a Bollinger siamo maniaci del pinot noir», dice Dennis. Ed infatti tutte le cuvée hanno almento il 60% di pinot noir.
La particolarità di queste vigne è la coltivazione con metodo provinage , equivalente in vigna del sistema di “filiazione” delle piante detto, in Francia, marcottage (è quello che ben si vede nei famosi faggi di Verzy, sul versante Nord della Montagne de Reims): si tratta di un allevamento della pianta ad alberello, con la caratteristica di creare altre piante vicine per propagazione, senza necessità di innesto; qualcosa di molto simile si ritrova in Italia per le viti di Nerello Mascalese sull’Etna (non a caso anch’esse spesso a piede franco e “prefillosseriche”).
Questo sistema consente la protezione contro la fillossera, non essendo necessario, appunto, l’innesto su piede americano; ma il famigerato afide è anche tenuto lontano dall’isolamento delle due vigne che, circondate da un muro, sono anche piuttosto distanti da tutti gli altri vigneti, con strade e case a fare da ulteriore “intercapedine”.
Soprattutto, il metodo di coltivazione, ad alberello e per propagazione, consente alla pianta di produrre uve estremamente ricche e concentrate; la quantità di uva per ettaro è di 600 kg, rispetto ad una media, in Champagne, di 1000 kg.
Colpisce il fatto che punto di partenza della visita siano proprio queste vigne, vetta massima e punto di riferimento della qualità che l’azienda intende perseguire. Anche se poi il vino che ne deriva, purtroppo, non è proposto in degustazione, la cura per questi due piccoli clos costituisce la realizzazione estrema dei criteri produttivi di Bollinger, cui rapportarsi anche per gli altri champagne.
Ulteriori elementi che differenziano Bollinger dalle altre maisons emergono nel corso della visita.
Prima si passa attraverso gli ampi locali, al piano terreno delle cantine storiche, dove al momento della visita (il 23 agosto 2010) stava svolgendosi con grande fermento il roulage des tonneaux, il lavaggio delle botti.
La maison è, infatti, una delle tre sole (con Krug a Reims e, in parte, Alfred Gratien ad Epernay) ad utilizzare botti di legno per l’affinamento del vino prima del tirage per la seconda fermentazione: la scelta aziendale si basa sulla considerazione del legno come sviluppatore di profumi e sentori, senza che ceda o fornisca suoi aromi. Ecco che per lo più si ha la sosta per 6 mesi in barriques, fornite da Chanson Pére & Fils usate di 4 anni, dove questo importante negociant di Beaune ha elevato lo chardonnay di Borgogna; Bollinger poi utilizza le botti per molti anni, fino a 40. Peraltro, il miglior pinot noir affina in botti più grandi, da 500 litri. Ogni singola botte è dotata di un codice a barre che registra la “storia” ed il percorso del contenitore, per rendere tracciabile e controllabile la qualità del vino. L’ambiente ha umidità artificiale e costante al 77% per evitare ogni rischio di evaporazione del vino dai recipienti.
Poi si va sottoterra, dove avvengono il lento affinamento degli champagne e le operazioni di remuage e degorgement. Bollinger ha 5 km di gallerie sotterranee ad Aÿ, con temperatura ed umidità perfette per la conservazione e produzione dei suoi vini.
E nelle gallerie si scoprono altre peculiarità, che qualificano e differenziano Bollinger.
Subito si cammina in mezzo a 300 metri di cataste di magnum in posizione orizzontale. E’ una parte dei “vini di riserva”, utilizzati per la Special Cuvée, che vengono conservati, fino a 12 anni, in magnum suddivisi per annata, vitigno, e singolo village di provenienza delle uve, con aggiunta di 6 gr /litro di zucchero (rispetto ai 24 che si usano per il tirage) da cui deriva una leggera presa di spuma.
E’ una unicità di Bollinger: tutti gli altri produttori conservano i vini di riserva in contenitori d’acciaio o in botti di legno. La magnum, spiega Dennis, consente di utilizzare vini affinati perfettamente nell’”ambiente” del vetro della bottiglia, ma soprattutto, poiché ogni magnum contiene vino (100% chardonnay o pinot noir) proveniente da uno specifico cru e da un preciso millesimo, si può valutare e studiare l’evoluzione di ciascun vino e valorizzarne al massimo le caratteristiche individuali in funzione degli assemblaggi: la conservazione in magnum infatti garantisce una più precisa emersione delle caratteristiche del singolo appezzamento, del terroir e dell’annata.
Decisamente originale è anche l’uso del tappo di sughero per la presa di spuma e l’affinamento dei millesimati e per le magnum dei vini di riserva, mentre il tradizionale tappo a corona, con la bidule per la raccolta dei lieviti morti, è riservato ai non millesimati.
Comune ad altre maisons è invece l’effettuazione del tradizionale remuage a mano per tutti i millesimati, destinando i non millesimati a sistemi automatici quali le gyropalet.
Tutti questi criteri di qualità seguiti dalla Maison Bollinger sono consacrati in un decalogo, chiamato “Carta Etica e di Qualità”, che enuncia un vero e proprio manifesto per perseguire l’eccellenza dei vini prodotti.
Ne derivano champagne che colpiscono per l’estrema finezza delle bollicine, sia alla vista sia soprattutto in bocca, dove creano sensazioni di rara piacevolezza.
Non si può non concludere, allora, con la citazione di una famosissima affermazione, spesso ricordata quando si parla di champagne, di Madame Bollinger, detta Tante Lily, del 1961 al London Daily Mail: «Bevo il mio champagne quando sono felice e quando sono triste. A volte lo bevo quando sono sola. Quando sono in compagnia lo considero obbligatorio. Giocherello con lui se non ho fame e lo bevo quando ne ho. Altrimenti non lo tocco mai, tranne se ho sete».

Degustazione.
1) Special Cuvée – 60% Pinot Noir, 25% Chardonnay, 15% Pinot Meunier; quest’ultima uva è utilizzata soltanto per i non millesimati, conferisce frutto e piacevolezza, ma è ritenuta non adatta per i grandi champagne millesimati. E’ interessante notare che per questo come per tutti gli altri vini è utilizzato solo il mosto definito cuvée, cioè i 2050 litri derivanti dalla prima spremitura dei 4000 kg di uva (il marc) immessi nella pressa, mentre il succo della seconda e terza pressatura (tailles), meno soffici, è venduto ad altre aziende. Alla vista ma soprattutto al gusto colpisce la qualità della spuma, con bollicine finissime e carezzevoli.
2) Rosè Brut – E’ non millesimato, nuova creazione recente di Bollinger (esisteva già da tempo il Rosè millesimato, La Grand Année); stesso assemblaggio della Special Cuvée con aggiunta di una porzione di vino rosso di Aÿ. Al naso, complesso, ha una bella nota affumicata, poi intensi frutti di bosco; in bocca è lungo ed elegantissimo. Il dosaggio è più basso, 8 gr / litro, rispetto agli altri prodotti.
3) La Grand Année 2000 – 65% Pinot Noir, 35% Chardonnay; le uve provengono esclusivamente da vigneti Grand e Premier Cru. Degorgement avvenuto a marzo 2010, dopo 9 anni di affinamento sui lieviti. Il naso è intenso e complesso, intrigante, con zafferano, tanti fiori bianchi, note affumicate; le bollicine sono tantissime e finissime; la bocca è suadente, ricca, piacevole e lunga.
4) La Grand Année 2002 Rosé – All’inizio è contratto al naso, poi si apre sontuoso su frutti rossi netti e fragranti, caramello, nocciola, frutta secca e tanto altro; in bocca è immenso: morbidissimo, potente, con elevatissima finezza del perlage, finale freschissimo e di lunghissima persistenza. Un assaggio emozionante ed indimenticabile.
(Davide Amadei - già pubblicato su
www.corrieredelvino.it)

Riferimenti.
CHAMPAGNE BOLLINGER
20 Boulevard du Maréchal de Lattre de Tassigny – 51160 Aÿ
Tel. (+33) 03 26 53 33 66 – Fax (+33) 03 26 54 85 59
e-mail:
contact@champagne-bollinger.fr sito intenert: www.champagne-bollinger.com
Distrituito in Italia da Meregalli Giuseppe s.r.l.

domenica 16 gennaio 2011

Barbaresco 1988 - GAJA


Barbaresco docg 1988 – GAJA
Colore piuttosto concentrato, vivo, rosso granato poco trasparente. Naso di grande eleganza, inizialmente balsamico, prima menta e poi china; successivamente escono note di terra umida, piccoli frutti neri maturi (mora), tabacco; intriganti sentori agrumati; all’assaggio del giorno successivo alle note balsamiche si sostituiscono, oltre alla frutta matura, legni pregiati e radice di liquirizia.
Al gusto dà il meglio di sé: è perfezione e persistenza! L’equilibrio e la bevibilità sono eccellenti: dopo un leggero alcol all’attacco, colpiscono la finezza del tannino, ben presente, ma soprattutto la freschezza sapida. Pulito, succoso e lunghissimo il finale, su note agrumate, di tabacco e frutta matura. In bocca è molto "nebbiolo", ha completamente assorbito il legno, non mostra alcun cedimento per l’età; davvero un grandissimo vino, solo un pelo sotto le aspettative quanto a complessità olfattiva, ma emozionante in fase gustativa.
(A casa, con un risotto al roquefort ed un bel brasato di razza piemontese, 15 e 16 gennaio 2011 – Davide e Silvia)

sabato 1 gennaio 2011

Mouton-Rothschild 1999 D'Alceo 1999 Demi-Sec Beaufort 1996

D’Alceo 1999 Igt Toscana – Castello dei Rampolla
Colore rosso rubino concentrato, solo leggermente granato sull’unghia, denso.
Naso intenso e di grande complessità, nettamente balsamico, con evidente canfora, poi cacao, note tostate; successivamente esce tanta frutta matura, mora, prugna, piccoli frutti neri; ed ancora tabacco e liquirizia, note terrose.
In bocca ha grande materia, tannini di grana finissima, è fresco e, soprattutto, decisamente sapido, in fin di bocca pare cedere ma subito riemerge lunghissimo, su sensazioni minerali, balsamiche e di frutti neri in confettura, con leggero alcol e calore, ma buon contrasto.
Un grande vino.

Chateau Mouton-Rothschild 1999 Pauillac 1er Grand Cru Classé – Chateau Mouton-Rothschild
Naso di grande finezza, all’inizio ha leggero legno da integrare (spezie dolci, cannella), ma subito emergono intriganti e distinte note di piccoli frutti rossi (fragola, ribes), tanto pepe, cipria e sentori minerali; successivamente note agrumate (cedro), leggera frutta secca, cioccolato dolce, poi menta e china.
Ma è in bocca che colpisce e manifesta la sua classe: è di rara eleganza e di eccezionale equilibrio; morbidissimo all’attacco, ha tannini dolcissimi ed elevata freschezza acida, finale perfetto, sapido, pulito, corrispondente, rinfrescante e succoso; soprattutto ha incredibile persistenza, infinita.
Un assaggio emozionante.
Al riassaggio il giorno dopo presenta ancora un'intatta finezza che rimane con l'eleganza il bel tratto distintivo di questo vino; belli i sentori di mora e tabacco dolce, ben presenti.

Champagne Demi-Sec Ambonnay Grand Cru 1996 (degorgement ottobre 2007) – Andrè et Jacques Beaufort
Veste quasi dorata. Naso molto intrigante e complesso, agrumato, decisamente minerale, salino, con sentori di salmastro ed alga, note di fungo, caramella d’orzo; in bocca è freschissimo, dolce ma sapido, molto acido, con bollicine finissime; il finale è molto lungo, rinfrescante, chiede sempre un altro sorso… e la bottiglia finisce in pochissimo tempo… Uno champagne originale, di rara piacevolezza e profondità.

A casa Amadei, 27.12.2010

mercoledì 10 novembre 2010

André et Jacques BEAUFORT: champagne e amore per la vita







Quando si arriva ad Ambonnay, all’indirizzo di André e Jacques Beaufort in Rue de Vaudemange, ci si chiede se non si sia sbagliato, se non si sia davanti al cancello di una casa in stato di abbandono.
Poi, si incontra Jacques, ci si presenta e subito si è colpiti dalla sua estrema semplicità e simpatia; si inizia a parlare di vino, di vigne, di champagne, e allora si capisce che tutto parla di naturalità, di umiltà, di passione per la coltivazione del vigneto e di amore per la vita.
Amore per la vita che Jacques ha realizzato mettendo al mondo 9 figli, di cui uno, Aymeric, dopo aver studiato enologia a Montpellier, ha un’azienda a Dions, vicino a Nimes, il Domaine de l’Ocre Rouge, dove coltiva i vitigni tipici del Sud (syrah, carignan, grenache) ma produce anche champagne da chardonnay e pinot noir con i metodi del padre.
Ma, soprattutto, parla di amore per la vita la vicenda umana della famiglia Beaufort produttrice di champagne.
Nel 1969 André, padre di Jacques, rischia di morire per un’allergia causata dal contatto con i prodotti chimici di sintesi impiegati nelle vigne; ne consegue una ricerca di trattamenti diversi, rispettosi dell’ambiente e della salute. Così, dal 1971 i Beaufort adottano, per la coltivazione della vite, le regole della “agrobiologia”; dal 1974 sperimentano e poi utilizzano oli essenziali per limitare l’evoluzione dei funghi parassiti in vigna; dal 1980 iniziano ad applicare l’omeopatia. Si legge sul sito aziendale che il terreno è lavorato mediante zappature leggere che limitano la concorrenza delle erbe nocive in superficie ma non intaccano le preziose radici della vite, e il suolo, al posto dei fertilizzanti chimici, è nutrito con un composto vegetale prodotto da loro stessi in azienda e arricchito con polvere di ossi di macelleria e farina di sangue. Questo composto viene sparso su tutta la superficie del terreno e consente di mantenere la quantità di humus necessaria per la vita, costituendo altresì uno schermo che conserva l’umidità per più tempo in caso di siccità. Ne deriva anche che il suolo, in quanto ben areato grazie al composto, al lavoro di zappatura ed agli organismi viventi come i lombrichi, possiede una grande permeabilità che facilita il rifornimento delle riserve idriche sotterranee.
Dall’incontro personale e dal colloquio con Jacques si impara che per lui ciò che conta non è il gusto sempre uguale o la riconoscibilità del prodotto da parte del consumatore di champagne; qualità è, invece, diversificazione sulla base del terroir, che i metodi dell’agrobiologia consentono di far esprimere con la massima spontaneità e naturalità, per cui il vino che ne deriva è vivo, ogni annata è diversa, non necessariamente migliore o peggiore, semplicemente caratterizzata, unica ed irripetibile; la vita del vino poi evolve in bottiglia, modificandosi, crescendo in complessità.
L’azienda ha i vigneti in due zone: a Polisy, nell’Aube, Côte de Bar, vicino a Bar-Sur-Seine; e ad Ambonnay, comune Grand Cru della Montagne de Reims, dove è anche la casa di famiglia e la sede dell’azienda; per i tre quarti le vigne sono piantate a Pinot Noir e per il resto a Chardonnay.
Tutti i vini, a parte i Rosé, sono assemblaggi di 80% Pinot Noir e 20% Chardonnay della medesima area. I Rosè, invece, sono prodotti da Pinot Noir di Ambonnay e da Chardonnay di Polisy.
Gli champagne che Jacques fa assaggiare ai visitatori non sono conservati, ovviamente, in un moderno frigorifero a temperatura controllata, ma in un grande contenitore termico, o porta-ghiaccio, nel quale ogni mattina inserisce una bottiglia di plastica con acqua ghiacciata.
La sua proposta, in controtendenza rispetto ai consueti dogmi, è quella di servire e degustare lo champagne a 12-13°C, non più freddo, per consentire l’emersione dei profumi: a 8°C non si sente nulla al naso, non si fa esprimere il vino, il terroir e l’annata con le loro caratteristiche. Del resto gli champagne Beaufort hanno una loro intrinseca elevata acidità che non necessita della bassa temperatura per essere percepita, ed a temperatura più elevata si gode di tutta la complessità olfattiva di cui gli champagne sono capaci.
Al momento degli assaggi le bottiglie erano tutte già aperte da due giorni, alcune da una settimana o anche un mese, e ciò, se ha impedito di percepire al loro meglio le bollicine, ha consentito di capire bene che cosa significhi conservazione del vino grazie alla sua acidità e, in presenza di intensità e complessità olfattive inaspettate, ha lasciato immaginare quanto siano grandi quei vini appena aperti o poco dopo.
Molto premiati sono i Demi-Sec di André e Jacques Beaufort, che amano molto questa tipologia: si tratta di champagne con 45 gr / litro di zucchero, una quantità molto elevata, se si pensa che – dice Jacques – a quasi tutti i produttori 35 gr / litro sembra già troppo; questa scelta stilistica di dolcezza è consentita dal lavoro in vigna che garantisce elevate acidità, per cui il consistente grado zuccherino è sempre ben equilibrato dalla freschezza. Jacques parla di perfetta fusione dello zucchero nel vino grazie all’acidità, ed all’assaggio colpisce la estrema piacevolezza e bevibilità di questi prodotti, dolci ma per niente stucchevoli.
Per capire i risultati dell’agrobiologia in viticoltura, dalla degustazione dei millesimati 2004 e 2002 di Ambonnay in sequenza è emersa una differenza che subito Jacques ha provveduto a sottolineare e giustificare: l’annata 2002 in Champagne è stata senz’altro migliore rispetto alla successiva 2004 (e questo lo si è percepito dalla struttura maggiore, in bocca, del primo rispetto al secondo); ma i due vini assaggiati presentavano una netta diversità al naso, con il 2002 molto meno complesso del 2004, più espresso e ricco di sentori e profumi. Ebbene: le uve per il 2002 sono state raccolte dai filari esterni della vigna, molto vicini alle vigne confinanti coltivate con metodi convenzionali ed uso di prodotti chimici; le uve per il 2004, invece, provengono dal “cuore” della stessa vigna, da filari insensibili alle “contaminazioni” dei viticoltori vicini e dunque integralmente biologiche e naturali. Ecco che il 2002 ha un naso più semplice e, soprattutto, omologato, mentre il 2004 presenta sentori più variegati e rispettosi del terroir di provenienza, anche se l’annata è stata minore.
Poi Jacques ha fatto un esempio istruttivo di quali conseguenze abbia sul vino la conduzione biologica del vigneto: in viticoltura convenzionale si utilizza il potassio, ma questo prodotto ha la conseguenza di diminuire l’acidità dell’uva e, quindi, del vino. In altre parole, il prodotto di una vigna che non riceve potassio ha un’acidità migliore rispetto a quello che proviene da piante abituate a concimi chimici per aumentarne la produttività.
Ciò che caratterizza i vini di Beaufort è senz’altro l’elevata acidità che li rende sempre freschi e piacevoli anche quando sono molto evoluti oppure contengono un consistente dosaggio zuccherino.
Ecco che gli champagne che più hanno colpito all’assaggio,il 25 agosto 2010, sono i millesimi più risalenti nel tempo ma con degorgement recente dopo lungo affinamento: l’Ambonnay 1996, sboccato a luglio 2010, aveva un’acidità da Chablis Grand Cru 2009. E non a caso in vendita l’azienda ha una vera e propria collezione di vecchie annate, fino agli anni Settanta del 1900. Del resto Jacques invita ad aprire i suoi millesimati più affinati dopo qualche anno, anche dieci, dal degorgement, per godere appieno della complessità di cui sono capaci.

Degustazione.
1) Polisy Brut s.a. (ma 2006; del millesimato sono state prodotte solo 3000 bottiglie) – Colpisce la finezza delle bollicine; al naso sentori di fieno e frutta fresca.
2) Polisy Brut Millesimé 2002 – Naso fine ed elegante, con una netta e bella mineralità; la bollicina è finissima, sembra quasi che non ci sia ma invece invade il palato; fresco, lungo e pulitissimo il finale, sapido e ancora minerale.
3) Ambonnay Grand Cru Millesimé 2004 - Naso complesso, con bei frutti rossi eleganti, note minerali, leggero sentore affumicato (non da legno).
4) Ambonnay Grand Cru Millesimé 2002 - Miele, note affumicate, mineralità; meno complesso al naso, ma più strutturato e persistente in bocca, dove torna una netta sensazione di miele di acacia.
5) Ambonnay Grand Cru Millesimé 2000 (bottiglia aperta da un mese!) – Bellissimo naso, con mineralità, frutta secca, erbe aromatiche fresche… Finezza di perlage e acidità netta in bocca, lungo.
6) Polisy Millesimé 1999 – Naso più semplice degli altri, ma nettamente minerale, elegantissimo; bella acidità, è molto verticale, dritto, lungo.
7) Polisy Millesimé 1996 – 9 gr / litro di zucchero, sboccatura 2008; naso elegante e complesso, frutti rossi, fiori bianchi, minerale; la bollicina è finissima; in bocca ha grande acidità, il finale è lunghissimo.
8) Ambonnay Grand Cru Millesimé 1996 – Naso intrigante, complesso, con noccioline, mineralità, leggera frutta secca; ha un’acidità da Chablis 2009… strutturato e lunghissimo; un grande vino.
9) Rosé Millesimé 2005 – Al naso escono rosa, fragola e tanta mineralità; le bollicine sono leggermente meno fini degli altri vini, ma la piacevolezza è grande.
10) Ambonnay Grand Cru Rosè Millesimé 2004 (aperto da un po’ di tempo, è senza perlage)
11) Rosè Millesimé 2005 Demi Sec – Naso complesso con tanta fragola; bocca dolce, piacevole e fresca, ancora su note evidenti di fragola.
12) Polisy Millesimé 2002 Demi Sec - Anche questo molto complesso al naso! Lungo, zucchero molto ben fuso.
13) Ambonnay Grand Cru Millesimé 2005 Demi Sec – Incredibile bevibilità.
14) Polisy Millesimé 1996 Demi Sec – Naso molto intenso e complesso, con un catalogo di piccoli frutti rossi.
15) Ambonnay Grand Cru Millesimé 1996 Demi Sec (degorgement 2007) – Grande nota minerale, poi tanta frutta rossa… Elegante e freschissimo. Emozionante, come il “fratello” Polisy.
[I successivi vini sono stati versati da bottiglie che Jacques aveva aperto ad aprile 2010 (da più di 4 mesi!) per una degustazione con i sommelier del ristorante “Noma” di Copenhagen, recentemente incoronato come il miglior ristorante del mondo, superando El Bulli di Ferran Adrià. Tutti presentavano una leggera nota ossidativa, ma colpivano per la presenza di profumi, per una acidità nettissima e per un perlage quasi svanito ma ancora percepibile].
16) Polisy Brut Millesimé 1995 (degorgement 2007) – Bel naso, leggera ossidazione, frutta secca, mandorla… Clamorosa acidità.
17) Polisy Brut Millesimé 1990 (degorgement 2008, circa 17 anni sui lieviti) – Complesso, evoluto al naso, con frutta secca dolce (fico secco); grande acidità in bocca, sembra giovane.
18) Ambonnay Grand Cru Brut Millesimé 1991
19) Ambonnay Grand Cru Brut Millesimé 1990 – E’ un Sec, poiché per un errore di dosage di questa bottiglia ci sono 20 gr / litro di zucchero.
20) Ambonnay Grand Cru Brut Millesimé 1989 – Grande complessità olfattiva, frutta secca, note burrose, pan-brioche, c’è ossidazione, anche in bocca, ma grande bevibilità e freschezza acida che mantiene il vino ben in vita.
21) Ambonnay Grand Cru Brut Millesimé 1989 Demi Sec (40 gr / litro)
A casa, dopo cena:
22) Ambonnay Grand Cru Brut Millesimé 1988 (degorgement 1999) – Perlage presente, non molto ma finissimo; colore giallo dorato vivo; al nasco escono tanta frutta secca, note minerali e sentori ossidativi. In bocca ha perlage che sembra scarso ed invece poco dopo l’ingresso accarezza e riempie la bocca; il vino entra morbido e poi genera salivazione abbondante, con bella acidità che rende piacevole ed equilibrata la bevibilità; emerge una netta albicocca essiccata, poi il vino vira su note ossidative, tanta frutta secca e ritorni di fieno, mineralità e sottobosco (che col tempo sono poi usciti anche all’olfazione diretta); persistente il finale. Per alcuni degustatori la nota ossidativa manifesta l’inizio della parabola discendente e non rende soggettivamente piacevole l’assaggio; per altri (tra i quali chi scrive…) è risultato un vino intrigante, certamente evoluto ma ancora vivo e presente, capace di emozionare.
DAVIDE AMADEI (già pubblicato su www.corrieredelvino.it)

Riferimenti:
Champagne BEAUFORT André & Jacques
1 Rue de Vaudemanges, 51150 AMBONNAY
Tel: 03.26.57.01.50 (+0033) fax: 03.26.52.83.50 (+0033)
e-mail: ajbeaufort@free.fr sito internet: http://www.champagnebeaufort.com/

lunedì 25 ottobre 2010

Verticale Barolo Brunate Marcarini


Verticale di Barolo Brunate dei Poderi Marcarini.
23 ottobre 2010 a Casa Canapicchi a Putignano.
Barolo Brunate docg 2004 – Rosso rubino vivo, granato sull’unghia. Naso estremamente elegante e tipico, nettamente floreale all'inizio; poi escono piccoli frutti rossi (ciliegia matura in evidenza) e spezie. In bocca il tannino è molto netto, giovanissimo ma fine; finale pulito fruttato, lungo su note anche balsamiche.
Barolo Brunate docg 1999 – Rosso granato piuttosto concentrato. Olfatto inizialmente un po’ evoluto, con bei sentori di terra, humus, fungo; poi si apre ed è molto balsamico, con china e rabarbaro in evidenza, ma anche finocchietto e anice; successivamente vira su frutta piccola di bosco (lampone maturo), ma anche note agrumate intriganti; naso decisamente intenso e complesso. In bocca prevale la gran massa di tannini, decisi, ancora da addomesticare ma molto fini e per niente amari; c’è grande struttura, leggero alcol, con finale lunghissimo su sensazioni balsamiche e chinate. Grande vino.

Barolo Brunate doc 1978 – Colore decisamente granato, piuttosto scarico, ma vivo, con leggero aranciato appena accennato sull’unghia. All’olfatto è inizialmente molto chiuso, poi emergono note balsamiche, molto sottobosco con funghi e tartufo; caffè; successivamente si percepiscono sensazioni alcoliche, quasi da single malt. In bocca è molto equilibrato, tannini scarsi ma ancora percepibili, morbido, ma contrastato grazie alla netta acidità a rinfrescare ed a rendere ancora piacevole la beva. Non lunghissimo, pare cedere subito ma poi riemerge. Vino che certamente ha iniziato la sua fase calante, ma che ha ancora molto da dire, con piacevolezza consentita dal contrasto ancora vivo tra morbidezza, alcol e acidità.

Barolo Brunate doc 1971 –Il colore è ancora rosso granato vivissimo, intenso, poco trasparente (più concentrato del 1978). Il naso è intenso e pulitissimo, con un continuo e progressivo emergere di sensazioni, tante ed intriganti: all’inizio c’è evidente menta, poi cioccolato, note balsamiche, goudron, sentori agrumati, anche canditi, tamarindo; successivamente fiori secchi e caramella d’orzo. La bocca è splendida, deliziosa, equilibratissima: attacco di grande morbidezza, subito c’è tannino, delicato ma presente, la struttura non cede per tutto l’assaggio, l’alcol è integrato, con finale fresco e sapido. Vino senz’altro maturo, ma assolutamente in piedi, ben saldo (e più giovane del 1978). Ne risulta la conferma di un’annata che per le Langhe è stata quasi miracolosa, con vini perfetti di grande longevità e carattere. Un assaggio memorabile, davvero emozionante.

I vini sono stati abbinati ad una cena con le seguenti portate:
1. antipasto: coscia e petto di piccione su letto di rapini con won ton di Montebore (Marco Canapicchi)
2. primo: tagliatelle alle uova di Parisi con ragù di capriolo (Fabio Baroncini)
3. secondo: brasato di razza piemontese (la Granda) al Barolo (Davide Amadei)
4. accompagnamento: tortino di peperoni (Silvia Puccini)

Per dessert: torta di farina di castagne, cachi e liquirizia; torta di farina di castagne, pere e cioccolato… un tripudio di sapori, intensissimi… di Loretta Fanella.

In abbinamento, un’altra perla:

Recioto della Valpolicella Classico 1985 – Speri
Bellissimo colore, appena granato; naso non particolarmente complesso, ma pulitissimo ed elegante, con bei sentori, netti, di ciliegia in confettura, nonché cioccolato e caffè; in bocca il tannino è carente, ma zucchero e notevole morbidezza sono ben contrastati da un’inaspettata acidità; il finale è succoso, pulito, piacevole e piuttosto lungo.

mercoledì 26 maggio 2010

Grands Jours de Bourgogne 2010 - Le degustazioni


Grands Jours de Bourgogne 2010 – Le degustazioni

CHABLIS
Degustazione: La Porte d’Or de La Bourgogne a Chablis (lunedì 22 marzo 2010)
Sulle annate, i produttori dicono che il millesimo 2008 è molto buono, si apprezza per una notevole tipicità ed una struttura senz’altro maggiore rispetto al 2007, che invece ha dato vini di scarso corpo, sia pure anch’essi piuttosto tipici.

Domaine CHRISTIAN MOREAU Pére & Fils
Chablis 2008 – Grande acidità
Chablis 1er Cru Vaillons 2008 – Lungo, acido, naso minerale non complesso
Chablis Grand Cru Les Clos 2008 – Grande bocca, morbido e freschissimo
Chablis Grand Cru Vaudesir 2007 – Fiori, mineralità (cipria); bocca molto sapida, lungo, freschissimo ma morbido; nocciola finale
Chablis Grand Cru Les Clos 2007 – Sapido, ma soprattutto molto acido; meno complesso del Vaudesir

Domaine LONG-DEPAQUIT
Azienda del gruppo Albert Bichot
Chablis 2008 – Frutta, bella bocca, nel complesso un village meno tipico di altri
Chablis 1er Cru Beugnons 2008 – Bella bocca, ricca, con un po’ di alcol, piuttosto sapida; molto minerale al naso
Chablis 1er Cru Vaucopins 2008 – Note floreali molto eleganti al naso; belle acidità e sapidità, ma bocca meno ricca del Beugnons
Chablis Grand Cru Blanchots 2008 – Estremamente minerale e citrino, un po’ contratto al naso; bocca molto elegante, notevole persistenza, grande equilibrio, sia pure nella elevatissima acidità
Chablis Grand Cru Moutonne 2006 – Bocca fantastica, ricca, piena, morbida, con tantissima acidità e lunghezza

Domaine LOUIS MOREAU
Chablis 2008 - Bocca più ricca di altri village degustati
Chablis 1er Cru Vaulignot 2008 – Naso molto minerale, bocca bella, equilibrata; non lungo
Chablis 1er Cru Vaillons 2008 – Naso intrigante (limone, erba, mandorla), elegante, bocca freschissima, non molto sapida
Chablis Grand Cru Vaudesir 2006 – Note affumicate, burrose, oltre che minerali! Bellissima nocciola nel finale di bocca (senza che faccia legno)
Chablis Grand Cru Valmur 2006 – Più minerale e citrino del Vaudesir; più giovane, contratto al naso, molto acido in bocca
Chablis Grand Cru «Clos des Hospices dans les Clos» 2007 – Monopole familiare dal 1904, è un vigneto del Grand Cru Les Clos – estremamente tipico, naso minerale e floreale, molto giovane, con incredibile acidità ben bilanciata, lungo

Domaine WILLIAM FEVRE
Chablis 2008 – Grande mineralità al naso
Chablis 1er Cru Vaillons 2008 – Acidissimo, citrino, con note di fiori freschi
Chablis 1er Cru Vaulorent 2008 – Minerale, mandorla, burro (si percepisce bene la differenza dal Vaillons)
Chablis Grand Cru Les Preuses 2008 - Grande bocca, di bellissimo equilibrio, con tanta acidità e sapidità
Chablis Grand Cru Les Clos 2008 – Notevole eleganza al naso; gran bocca, morbidissimo e freschissimo, molto lungo con note di mandorla

Domaine BILLAUD-SIMON
Chablis 2008 – Diverso dagli altri, mieloso, qualche accenno metallico
Chablis 1er Cru Vaillons 2007 – Miele, burro, pesca al naso, anche qui qualche accenno metallico; bocca fresca, equilibrata
Chablis 1er Cru Fourchaume 2007 - Grande pulizia ed eleganza sia al naso sia in bocca
Chablis 1er Cru Mont Milieu 2007 – Si sale di acidità; citrino
Chablis Grand Cru Vaudesir 2007 – Minerale, fiori bianchi, strutturato, lungo e piacevolissimo
Chablis Grand Cru Les Preuses 2007 – Minerale, mandorla; gran bocca, con eccellente sapidità
Chablis Grand Cru Les Clos 2007 – Giovanissimo, spiccatissima acidità; grande persistenza
Chablis Grand Cru Blanchots Vieilles Vignes 2007 – Pietra, cipria; profondo in bocca, ha tutto!
Chablis 1er Cru Mont de Milieu 2006 – Intrigante naso, con note di sottobosco; mineralissimo

COTE-DE-NUITS
I produttori presentano l’annata 2008. Gli assaggi dei vini da poco in bottiglia (o ancora in legno) manifestano buone strutture tanniche e belle acidità. Paiono confermate le previsioni di un buon millesimo, nonostante le difficoltà meteorologiche dell’estate. Ad agosto e nei primi giorni di settembre è piovuto molto, con temperature piuttosto basse, al di sotto della media del periodo. Ma i vignerons hanno saputo attendere, e settembre è stato caratterizzato da bel tempo e miti temperature durante il giorno; questo ha generato elevate escursioni termiche tra giorno e notte, utili per la complessità dei profumi nei vini, ed ha consentito alle uve di raggiungere la maturazione. La vendemmia è stata posticipata rispetto alla media, alla fine di settembre. Chi scrive era in Côte d’Or ai primi di settembre 2008 e può attestare che dal 1° al 5 del mese il cielo è stato sempre coperto, con frequenti piogge e temperature basse; i produttori prevedevano già una raccolta delle uve attorno al 25/28 settembre.
In alcuni casi, in assaggio erano presentati i vini dell’annata 2007: molto tipici ed eleganti, sia al naso sia in bocca, con un’espressione diretta ed immediata dei profumi del vitigno e del territorio di provenienza; sono vini più pronti rispetto a quelli di altre annate, e raramente i vini sono potenti, molto strutturati e persistenti. E’ risultata la conferma degli assaggi che chi scrive aveva fatto dalle botti nel settembre 2008 presso alcuni Domaine, nonché delle previsioni dei titolari di questi.
Nel complesso 2007 e 2008 sono annate simili, con vini tipici ed eleganti, da bere relativamente presto, con una maggior struttura e persistenza nel 2008.
Per quanto riguarda le singole denominazioni, negli assaggi di Chambolle-Musigny emergono tanti fiori, oltre alle evidenti tipiche note di lampone e fragoline; in bocca le acidità sono elevate, i tannini sempre piuttosto fini; nei vini di Vosne-Romanée e Clos-Vougeot al naso spesso emergono intriganti sentori minerali, oltre a piccoli frutti rossi e, a volte, neri, ed alla rosa; in bocca si raggiungono elevate strutture e persistenze; per Nuits-St-Georges, l’annata 2008 pare esprimere al meglio questo territorio: si percepiscono elevate cariche tanniche che rendono necessario un opportuno affinamento in bottiglia.

VOSNE-ROMANEE e CLOS-VOUGEOT
Degustazione: Vosne Millesimé - Noblesse du Clos-Vougeot allo Chateau du Clos de Vougeot (martedì 23 marzo)
Per lo più gli assaggi sono emozionanti, con vini di eccezionale complessità olfattiva, eleganza e freschezza, con tannini sempre particolarmente fini.
Alcuni vini restano impressi nella memoria: il Vosne-Romanée 1er Cru Aux Reignots del Domaine du Comte Liger-Belair, il Clos-Vougeot “Musigni” dei Gros Frère et Soeur, il Clos-Vougeot e soprattutto l’Echezeaux di Meo-Camuzet, tutti i Richebourg, ma soprattutto quelli di Anne Gros e di Jean Grivot.

Domaine du Comte LIGER-BELAIR
Vosne-Romanée “La Colombiere” 2008 – Bellissimo al naso (spezie, note balsamiche), un po’ corto in bocca
Vosne-Romanée “Clos du Château” Monopole 2008 – Più intense e più “dolce” al naso rispetto al precedente, con netta frutta. La bocca è freschissima e di notevole eleganza
Vosne-Romanée 1er Cru Les Suchots 2008 – Naso florale, oltre a tanta frutta. In bocca è giovane, meno equilibrato dei due precedenti, ha da armonizzare le componenti
Vosne-Romanée 1er Cru Aux Reignots 2008 – E’ il premier cru subito sopra il Grand Cru, Monopole dell’azienda, La Romanée. Al naso ha eccezionale complessità ed eleganza, con pepe, spezie, estrema mineralità; fragola fresca bellissima. Molto lungo, con tannini dolcissimi ed un’eleganza inarrivabile… Un assaggio indimenticabile
Echezeaux Grand Cru 2008 – Caramella di menta, leggera vaniglia; bocca grandissima: morbidissimo, lungo e profondo, rinfrescante

Domaine MEO-CAMUZET
Vosne-Romanée 2008 – Molto giovane al naso, un po’ di legno dolce; tannino deciso, fine, con un po’ di alcol, ma grande acidità
Vosne-Romanée 1er Cru Les Chaumes 2008 – Bella menta, balsamico, un po’ di legno, note di tabacco e caffè; grande bocca, fresca, fine, ricca e lunghissima!
Clos de Vougeot Grand Cru 2008 – Naso intenso ed elegantissimo sul frutto, poi note mentolate, balsamiche; bocca immensa, elegantissima, con una eccezionale tensione acida!
Echezeaux Grand Cru 2008 – Tanti fiori, frutti di bosco (lampone, cassis), spezie, note balsamiche; eccezionale armonia gustativa ed infinita persistenza; grandissimo

Domaine A-F. GROS
Vosne-Romanée “Clos de la Fontaine” Monopole 2008 – Elegante, non particolarmente complesso
Vosne-Romanée “Mazières” 2008 – Contratto al naso, ha molta frutta rossa; bocca ricca, fresca, piuttosto lunga
Vosne-Romanée “Aux Reas” 2008 – Grande eleganza e complessità, con evidenti note mentolate; grande bocca!
Echezeaux Grand Cru 2008 – Menta fresca e spezie dolci al naso; grande bocca, morbidissimo, con tannini di eccezionale finezza, molto fresco
Richebourg 2008 – Minerale, fragola e lampone, balsamico, complesso… la bocca non si commenta! Lunghissimo e freschissimo
Nel complesso tutti i vini del Domaine manifestano bella freschezza gustativa, notevoli acidità che rendono piacevolissima la beva

Domaine ANNE GROS
Vosne-Romanée “Les Barbeaux” 2008 – Fresche note vegetali, un po’ fume; grande equilibrio, non lungo
Echezeaux Grand Cru “Les Loachausses” 2008 –Elegantissimo al naso! fiori, piccoli frutti rossi, spezie; Lunghissimo e freschissimo, in grande equilibrio
Clos Vougeot Grand Cru 2008 – Tanto lampone al naso, elegantissime note floreali e minerali, accenni di mandorla e frutta secca; bocca molto potente e giovane, sempre nell’eleganza e nella finezza
Richebourg Grand Cru 2008 – Molto giovane, intensissimo e di grande complessità al naso (frutta rossa, cioccolato; balsamico); la bocca è incredibile… potente, fine, di persistenza infinita; un grandissimo vino!

Domaine GROS Frère et Soeur
Bougogne Hautes Côte de Nuits rouge 2008 – Tipico, ottimo nella sua categoria! Naso fine, ma semplice, con note di resina e frutti rossi; spiccata acidità
Vosne-Romanée 2008 – Elegante, non particolarmente complesso, con note di cioccolato e tostatura
Echezeaux Grand Cru 2008 – Naso di mandorla, spezie, mineralità; un po’ di legno in bocca, ma è molto ricco e lungo, con una piacevole nocciola tostata nel finale
Clos Vougeot Grand Cru “Musigni” 2008 – Incredibile eleganza al naso, con tanto balsamico, erbe aromatiche, note minerali; bocca di eccezionale freschezza, sembra finire ma poi riemerge lunghissimo; anche qui un po’ di nocciola tostata nel finale (legno nuovo da assorbire)
Richebourg Grand Cru 2008 – Note affumicate, ciliegia, resina; molto complesso e tipico; bocca eccellente, più elegante del Clos Vougeot, ma forse un pochino meno persistente (sia pur molto lungo)
In generale, una maggior morbidezza e qualche sentore di legno non pregiudicano affatto l’eleganza dei vini di questo domaine, che produce grandi vini, davvero intriganti

Domaine HUDELOT-NOELLAT
Clos de Vougeot Grand Cru 2008 – Naso fresco, floreale; potente in bocca, con gran tannino, un po’ di alcol, ma è comunque fine
Romanée-Saint-Vivant Grand Cru 2008 – Grande rosa al naso, immediata ed evidente; poi frutti rossi, mineralità, sentori agrumati… molto elegante in bocca, lunghissimo

Domaine JEAN GRIVOT
Vosne-Romanée “Bossieres” 2008 – Tostato, frutti rossi; piacevole
Vosne-Romanée 1er Cru Les Beaux Monts 2008 – Naso abbastanza complesso, fine, con frutti rossi tipici in evidenza; lungo ed elegante in bocca, con finale speziato
Echezeaux Grand Cru 2008 – Grande eleganza, molto minerale, tannino deciso, molto giovane, freschissimo e lungo
Clos de Vougeot Grand Cru 2008 – Naso molto intrigante, note mentolate, lampone, spezie (pepe); grande equilibrio, lunghissimo
Richebourg Grand Cru 2008 – Un po’ di vaniglia al naso, poi cipria, tanta mineralità, spezie; giovanissimo, potente ed elegante, con tannini finissimi e tantissimi; infinito…

CHAMBOLLE-MUSIGNY e MOREY-ST-DENIS
Degustazione Da Chambolle a Morey a Gilly-Les-Citeaux (martedì 23 marzo 2010)

Domaine DUJAC
Morey-St-Denis 2008 – Semplice al naso, molto elegante in bocca, abbastanza lungo
Clos-De-La-Roche Grand Cru 2008 – Profondo in bocca, tannino molto fine, giovane, lungo

Domaine DES LAMBRAYS
Clos des Lambrays Grand Cru 2007 – Elegantissimo, lungo; balsamico

Domaine JACQUES-FREDERIC MUGNIER
Chambolle-Musigny 2008 – Gran village, morbido, fresco e lungo
Musigny Grand Cru 2008 – Un po’ contratto al naso, con un evidentissimo lampone, ma anche fragola, sottobosco; in bocca ha un’incredibile eleganza, grande freschezza, tannini “dolcissimi”; molto lungo
Nuits-St-Georges Clos de Marechal 1er Cru 2008 – Bel naso, complesso; molto giovane in bocca

Domaine LUIS REMY
Chambolle-Musigny 1er Cru Derriere de La Grange 2006 – Mentolato, elegante in bocca, pulitissimo
Clos-de-la-Roche Grand Cru 2006 – Grande! In bocca è elegantissimo, molto lungo, morbido e molto fresco

Domaine de CLOS DE TART
Clos de Tart Grand Cru 2008 – Fiori, nocciola, canfora… in bocca è morbissimo e acido; grande bocca! Lunghissimo e fresco il finale

Domaine FREDERIC MAGNIEN
Chambolle-Musigny Vieilles Vignes 2008 –Bello, tipico, elegante
Chambolle-Musigny 1er Cru Borniques 2008
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Charmes 2008
– grande morbidezza ed eleganza, fresco e ricco
Bonnes-Mares Grand Cru 2008 – Tantissimi fiori, evidente canfora, cioccolato; lunghissimo! Tannino tanto (grip) ma molto fine
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Charmes 2007 – Eccezionale eleganza al naso! Semplice ma piacevolissimo e tipico
Bonnes-Mares Grand Cru 2007 – Naso complesso con note affumicate, ciliegia, lampone, fiori… abbastanza pronto, elegante, lungo, non lunghissimo

HUBERT LIGNIER
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Baudes 2008 – Bellissimo naso di frutti rossi, erbe aromatiche; bocca rinfrescante, non molto tannino
Clos-de-la-Roche Grand Cru 2008 – Naso fresco, menta, nocciola; in bocca è giovane, con grande acidità, tannini molto fini; nocciola e mandorla nel lungo finale

GUYOT
Chambolle-Musigny Vieilles Vignes 2009
Chambolle-Musigny Vieilles Vignes 2008 – Tannico, un po’ semplice
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Charmes 2008 – Gran bel naso, con tanti fiori
Clos-St-Denis Grand Cru 2008 – Naso floreale, lungo ed elegante in bocca, tannino finissimo
Clos-de-la-Roche Grand Cru 2008 – Bellissimo naso, complesso; non lunghissimo in bocca

Armelle e Bernard RION
Chambolle-Musigny “Les Echezeaux” Vieilles Vignes 2008
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Gruenchers 2008
Chambolle-Musigny “Les Echezeaux” Vieilles Vignes 2007
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Gruenchers 2007
Chambolle-Musigny “Les Echezeaux” Vieilles Vignes 2006
Chambolle-Musigny “Les Echezeaux” Vieilles Vignes 2004
Grande eleganza, tipicità, freschezza; minore complessità e struttura in generale rispetto ad altri

AMIOT-SERVELLE
Chambolle-Musigny 2008 – Piacevolissimo, abbastanza lungo; al naso frutti piccoli rossi freschi, in bocca molto acido
Chambolle-Musigny “Les Bas Doix” 2008 – Molta freschezza in bocca; tannico, giovane
Chambolle-Musigny 1er Cru Le Plantes 2008 – Grande fragola, tanti fiori, mineralità; freschissimo in bocca
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Charmes 2008 – Erbe aromatiche, resina, frutti rossi, sentori minerali! Si sale di persistenza rispetto ai precedenti; in bocca ha notevole equilibrio, morbido oltre che molto acido
Chambolle-Musigny 1er Cru Derrière La Grange 2008 – Naso con note affumicate, oltre a tanti fiori, frutti piccoli rossi, sentori balsamici e minerali; elegantissimo e lunghissimo
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Amoureuses 2008 – Al naso ha note affumicate, tabacco, e grande complessità (fiori, frutti rossi, erbe aromatiche); straordinaria eleganza, tantissimo tannino, molto fine; finale pulitissimo e lunghissimo; giovanissimo

NUITS-ST-GEORGES
Degustazione Nuits d’Antan a Nuits-St-Georges (martedì 23 marzo 2010)

Domaine HENRI GOUGES
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Chaignots 2008 – Note tostate e speziate (curry o simili); bocca di grande armonia, sia pure nella notevole tannicità
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Clos des Porrets St. Georges 2008 – Note affumicate, frutta rossa; evidente tannino
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Clos des Porrets St. Georges 2007 – Naso intrigante, frutta e spezie; bocca ricca, gran tannino, tanto!
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Pruliers 2007 – Naso più balsamico del Clos,fresco; complete in bocca, molto lungo
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Vaucrains 2001 – Tante spezie e tobacco dolce;
tannini risolti, non molto lungo

Domaine JEAN GRIVOT
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Pruliers 2008 –Un po’ semplice al naso, ma tipico; bocca equilibrata,non particolarmente tannica
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Roncière 2008 – Frutta, nocciola, menta; bocca ricca, piena, gran tannino, piuttosto lunga
Nuits-Saint-Georges “Aux Boudots”2008 – Naso tipico, bocca elegante non lunga
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Roncière 1997 – Sottobosco, fungo, frutta secca; buona acidità, un po’ di alcol, non lunghissimo

Domaine LECHENEAUT
Nuits-Saint-Georges 2008 – Bellissimo naso di frutta rossa, molto intenso
Nuits-Saint-Georges “Les Damodes” 2008 – Naso complesso, estremamente tannico in bocca
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Pruliers 2008 – Menta, spezie, frutta, molto complesso, sua pure giovane; bocca profonda, con gran tannino
Nuits-Saint-Georges “Le Damodes”2007 – Canfora, frutti rossi, elegante
Nuits-Saint-Georges “Les Damodes” 1993 – Molto balsamico, non particolarmente complesso, ma con belle note minerali; bocca perfetta, di notevole equilibrio, tannini risolti ma ben presenti

BOUCHARD Père et Fils
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Porrets 2007 – Un po’ di legno al naso, ma tanti sentori di frutti rossi e spezie; bocca elegante, molto lunga, con forse un leggero alcol ad asciugare
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Cailles 2007 – Naso più elegante, mentolato; molto tannico, bella acidità, alcolico, molto lungo

Domaine GEORGES CHICOTOT
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Saint Georges 2008 – Grandssimo vino!
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Vaucrains 2008 – Altro grandissimo vino!
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Vaucrains 1972 – Naso quasi fresco, con sottobosco, caramello e tanto altro; bocca acida, tannino ormai risolto, sentori metallici in bocca, ma vivo e teso, senza disarmonie! E pensare che l’annata non è tra le più grandi: la sig.ra Chicotot, quando le si dice che chi ha di fronte ha un anno di meno essendo nato nel 1973, fa presente che il 1973 è annata eccellente, migliore del 1972 in degustazione…

Domaine THIBAUT LIGER-BELAIR
Nuits-Saint-Georges “La Charmotte” 2008 – In bottiglia da un mese, non complesso al naso, ma molto fine
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Saint Georges 2008 – Naso tipico, un po’ contratto, bocca elegante, con tanto tannino
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Saint Georges 2007 – Note un po’ evolute al naso, sottobosco (fungo); molto tannico
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Saint-Georges 2002 – Piacevole fungo, sottobosco, balsamico; bocca splendida, con grande equilibrio, notevole tensione acida e gran tannino

(Note di degustazione di Davide Amadei e Silvia Puccini – Gli appunti sono riportati così come presi in sede di degustazione sui taccuini)

domenica 31 gennaio 2010

Chianti Classico La Casuccia 1990 - Castello di Ama


Chianti Classico Vingeto La Casuccia 1990 – Castello di Ama – 13%
Casa Amadei – 30.01.2010
Davide Amadei, Monica Bracci, Marco Canapicchi, Silvia Puccini
Già alla vista si annuncia eccellente: rosso rubino intenso e molto concentrato, con note granata sull’unghia.
Naso molto elegante, con un netto profumo di terra bagnata; poi ciliegia, amarena, tabacco dolce, cacao, note minerali; via via emergono sentori balsamici che poi si mettono a fuoco su note mentolate; erba secca, cuoio. C’è tutto del sangiovese.
La bocca è splendida, ha tutto: grande equilibrio, colpiscono la rotondità, la notevole freschezza ed i tanti tannini, non finissimi ma ben risolti e piacevoli. E’ succoso, con finale pulito persistente ed elegante. Quasi rinfrescante, sia al naso sia in bocca.
Vent'anni... e non sentirli!
Da annoverare tra le grandi bevute, quelle che emozionano. Abbinato ad un’ottima anatra all’arancia (per festeggiare …).

Barbaresco 1974 - La Ca’ Növa


Barbaresco 1974 - La Ca’ Növa di Dario Rocca & Figli –
Casa Amadei – 30.01.2010
Davide Amadei, Monica Bracci, Marco Canapicchi, Silvia Puccini
Limpido, colore granato decisamente scarico ma ancora uniforme e vivo.
Naso integro e schietto, privo di note ossidative; intrigante e complesso, con legna arsa, sottobosco, humus, funghi secchi delicati, note balsamiche, caramello, evidente tamarindo, note di frutti rossi sotto spirito.
In bocca è morbido, equilibrato, con buona acidità e tannini scarsi ma percepibili. In retrolfattiva è più semplice che al naso: chiude pulito su note balsamiche.
E’ vino inaspettatamente godibile e piacevole, anche se sconta l’età nel finale di bocca, un po’ asciugante e segnato dall’alcol, poco persistente.
Comunque sorprendente… per aver quasi 36 anni!