DOMAINE PONSOT: SULLA VETTA DELL’ELEGANZA
Laboratorio al Salone del Gusto Domenica 28 ottobre 2012 ore
12
A
volte capita. Il laboratorio registrava il “tutto-esaurito” da tempo, ma ho
provato a presentarmi, aspettando qualche minuto fuori dalla porta, ed è andata
bene: un paio di posti sono rimasti vuoti e mi hanno inserito.
Era
un evento sui rari vini del Domaine Ponsot di Borgogna, con la sig.ra
Rose-Marie Ponsot ed il marito a spiegare l’azienda ed introdurre la
degustazione dei singoli vini.
Il
Domaine Ponsot fu fondato nel 1872 da William Ponsot, zio di Hyppolite, nonno
degli attuali gerenti; quest’ultimo era un giurista che, dopo aver girato il
mondo come diplomatico, decise di dedicarsi interamente al vino. La sua competenza
giuridica fu importante per consentirgli di promuovere la classificazione
dell’Appellation Controlée in Borgogna; inoltre, l’esperienza internazionale
diplomatica gli aveva creato la consapevolezza dell’importanza
dell’esportazione dei vini all’estero, che intraprese come precursore fin dal
1936.
Poi,
suo figlio Jean-Marie, riprendendo l’attività, negli anni Sessanta del Secolo
scorso, compì approfonditi studi sulle piante di pinot noir per utilizzare
sempre le migliori viti: fu un vero pioniere della selezione clonale in
Borgogna ed ancora oggi i produttori piantano i cloni individuati da Ponsot per
la migliore qualità delle uve.
Attualmente,
dal 1997, il Domaine è gestito da Laurent, che ha assistito il padre fin
dall’inizio degli anni ’80, con le sorelle Rose-Marie, Catherine e Stephanie.
La
sig.ra Rose-Marie Ponsot ha spiegato la filosofia dell’azienda. Quando si parla
di metodi di coltivazione, afferma che non hanno bisogno di certificazione,
perché da sempre hanno il massimo rispetto per il terreno e la natura: la
scelta è quella di fare il vino in modo genuino con l’uva che è donata dalla
terra e dalla singola annata.
Una
particolarità è l’uso di legno non nuovo, di 5 anni o anche qualche decennio,
per evitare che la botte ceda sentori al vino limitando o prevaricando
l’espressione del territorio. Una scelta nel senso dell’eleganza e del rispetto
della natura che dai singoli climats genera
differenze di profumi, strutture ed emozioni.
In degustazione sono stati proposti sei vini dell’annata
2006.
Chambolle-Musigny Cuvée des Cigalles 2006
– Molto floreale al naso, leggere note balsamiche e sensazioni fumé,
fresco e fruttato con fragola e lampone; bocca di grande eleganza, tannino
presente e freschezza acida; non lungo, ma pulitissimo, di irresistibile
equilibrio, con ritorni di piccoli frutti di bosco freschi. Dopo quasi un’ora
nel bicchiere il naso resta elegantissimo. Un village come se ne trovano pochi.
Morey-Saint-Denis 1er Cru Cuvée des
Alouettes 2006 – Prodotto fin dal 1876, proviene dalle vigne giovani del
Clos de La Roche, che nel 2006 avevano 16 anni a seguito di reimpianto. Al naso
è ben espresso, con note speziate, frutti neri, mineralità; attacco morbido e
pervasivo, ha tanto tannino da affinare, bella densità, con sensazioni minerali
affumicate nel finale, molto lungo, equilibrato.
Morey-Saint-Denis 1er Cru Clos Des Monts
Luisants 2006 – Un vino molto particolare, essendo uno dei rari bianchi in
Cote des Nuits. Le vigne risalgono allo zio del nonno di Laurent, che nel 1872
piantò ceppi di aligotè, ma fece anche tentativi con pinot blanc e, poi,
chardonnay; peraltro, nel secolo scorso, l’INAO non consentiva la produzione
del vino come A.O.C. da aligotè, poi, finalmente, di recente i Ponsot hanno
avuto questa possibilità. L’età delle vigne in produzione nel 2006 era di 95
anni. Il vigneto è in forte pendenza, con rese molto basse.
Naso
inizialmente su note ossidative, con mallo di noce in evidenza, leggera frutta
secca; poi, progressivamente, emergono note saline e fiori gialli; in bocca
colpisce per la grande struttura, leggero tannino, elevata salivazione, ma
soprattutto molta sapidità; ritornano nel finale le note ossidative, è
lunghissimo, dinamico e continuo.
Griotte-Chambertin Grand Cru 2006 –
Vigneto ripiantato subito dopo l’annata in assaggio. La prima annata prodotta è
il 1982; da 0,9 ha vengono circa 2000 bottiglie. Il riferimento alla ciliegia, nel nome del
cru, non deriva dal fatto che ci fossero dei ciliegi… bensì dai profumi dei
vini che se ne ricavano. Al naso è un po’ chiuso, ma poi subito intrigante e
progressivo, con tanta frutta rossa, spezie, leggero balsamico, note floreali,
di grande distinzione e finezza. In bocca il tannino è elegante, leggermente
rustico; il finale è ben contrastato, lungo e davvero molto succoso; la beva è
agile e dà piena soddisfazione.
Chambertin Grand Cru 2006 – Di questo
mitico Grand Cru nel 2006 sono state prodotte 408 bottiglie, da una porzione di
vigneto di 0,2 ha; la prima produzione è del 1961; nel 2006 le vigne avevano 51
anni.
Il
naso, inizialmente molto contratto, è umorale, con funghi secchi, sottobosco,
terra umida, bellissima mineralità; progressivamente escono frutta rossa,
radici e spezie. In bocca ha grande materia, è fresco e succosissimo, il
tannino è tanto ma fine, pieno di energia e dinamismo; colpisce la
progressione, in crescendo, del finale: non finisce mai, si allarga ed allunga continuamente,
lasciando un ricordo indelebile.
Clos de La Roche Grand Cru Vieilles Vignes
2006 – Il “cuore” dell’azienda, dal punto di vista storico ma anche
affettivo. Con vigne di 59 anni, dell’età di Laurent Ponsot, da 3,5 ha, posti
nella parte centrale e migliore del Clos, si producono circa 10.000 bottiglie.
Al
naso è elegantissimo, ha frutti rossi maturi, netti sentori minerali; è ancora
contratto ma colpisce per finezza, con intriganti petali di rosa ed erbe
aromatiche. In bocca ha notevole morbidezza, il tannino è ben presente e
vellutato; è molto sapido, ha grande presa sul palato, tanta forza, molto
minerale e floreale nel finale infinito.
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