mercoledì 10 novembre 2010

André et Jacques BEAUFORT: champagne e amore per la vita







Quando si arriva ad Ambonnay, all’indirizzo di André e Jacques Beaufort in Rue de Vaudemange, ci si chiede se non si sia sbagliato, se non si sia davanti al cancello di una casa in stato di abbandono.
Poi, si incontra Jacques, ci si presenta e subito si è colpiti dalla sua estrema semplicità e simpatia; si inizia a parlare di vino, di vigne, di champagne, e allora si capisce che tutto parla di naturalità, di umiltà, di passione per la coltivazione del vigneto e di amore per la vita.
Amore per la vita che Jacques ha realizzato mettendo al mondo 9 figli, di cui uno, Aymeric, dopo aver studiato enologia a Montpellier, ha un’azienda a Dions, vicino a Nimes, il Domaine de l’Ocre Rouge, dove coltiva i vitigni tipici del Sud (syrah, carignan, grenache) ma produce anche champagne da chardonnay e pinot noir con i metodi del padre.
Ma, soprattutto, parla di amore per la vita la vicenda umana della famiglia Beaufort produttrice di champagne.
Nel 1969 André, padre di Jacques, rischia di morire per un’allergia causata dal contatto con i prodotti chimici di sintesi impiegati nelle vigne; ne consegue una ricerca di trattamenti diversi, rispettosi dell’ambiente e della salute. Così, dal 1971 i Beaufort adottano, per la coltivazione della vite, le regole della “agrobiologia”; dal 1974 sperimentano e poi utilizzano oli essenziali per limitare l’evoluzione dei funghi parassiti in vigna; dal 1980 iniziano ad applicare l’omeopatia. Si legge sul sito aziendale che il terreno è lavorato mediante zappature leggere che limitano la concorrenza delle erbe nocive in superficie ma non intaccano le preziose radici della vite, e il suolo, al posto dei fertilizzanti chimici, è nutrito con un composto vegetale prodotto da loro stessi in azienda e arricchito con polvere di ossi di macelleria e farina di sangue. Questo composto viene sparso su tutta la superficie del terreno e consente di mantenere la quantità di humus necessaria per la vita, costituendo altresì uno schermo che conserva l’umidità per più tempo in caso di siccità. Ne deriva anche che il suolo, in quanto ben areato grazie al composto, al lavoro di zappatura ed agli organismi viventi come i lombrichi, possiede una grande permeabilità che facilita il rifornimento delle riserve idriche sotterranee.
Dall’incontro personale e dal colloquio con Jacques si impara che per lui ciò che conta non è il gusto sempre uguale o la riconoscibilità del prodotto da parte del consumatore di champagne; qualità è, invece, diversificazione sulla base del terroir, che i metodi dell’agrobiologia consentono di far esprimere con la massima spontaneità e naturalità, per cui il vino che ne deriva è vivo, ogni annata è diversa, non necessariamente migliore o peggiore, semplicemente caratterizzata, unica ed irripetibile; la vita del vino poi evolve in bottiglia, modificandosi, crescendo in complessità.
L’azienda ha i vigneti in due zone: a Polisy, nell’Aube, Côte de Bar, vicino a Bar-Sur-Seine; e ad Ambonnay, comune Grand Cru della Montagne de Reims, dove è anche la casa di famiglia e la sede dell’azienda; per i tre quarti le vigne sono piantate a Pinot Noir e per il resto a Chardonnay.
Tutti i vini, a parte i Rosé, sono assemblaggi di 80% Pinot Noir e 20% Chardonnay della medesima area. I Rosè, invece, sono prodotti da Pinot Noir di Ambonnay e da Chardonnay di Polisy.
Gli champagne che Jacques fa assaggiare ai visitatori non sono conservati, ovviamente, in un moderno frigorifero a temperatura controllata, ma in un grande contenitore termico, o porta-ghiaccio, nel quale ogni mattina inserisce una bottiglia di plastica con acqua ghiacciata.
La sua proposta, in controtendenza rispetto ai consueti dogmi, è quella di servire e degustare lo champagne a 12-13°C, non più freddo, per consentire l’emersione dei profumi: a 8°C non si sente nulla al naso, non si fa esprimere il vino, il terroir e l’annata con le loro caratteristiche. Del resto gli champagne Beaufort hanno una loro intrinseca elevata acidità che non necessita della bassa temperatura per essere percepita, ed a temperatura più elevata si gode di tutta la complessità olfattiva di cui gli champagne sono capaci.
Al momento degli assaggi le bottiglie erano tutte già aperte da due giorni, alcune da una settimana o anche un mese, e ciò, se ha impedito di percepire al loro meglio le bollicine, ha consentito di capire bene che cosa significhi conservazione del vino grazie alla sua acidità e, in presenza di intensità e complessità olfattive inaspettate, ha lasciato immaginare quanto siano grandi quei vini appena aperti o poco dopo.
Molto premiati sono i Demi-Sec di André e Jacques Beaufort, che amano molto questa tipologia: si tratta di champagne con 45 gr / litro di zucchero, una quantità molto elevata, se si pensa che – dice Jacques – a quasi tutti i produttori 35 gr / litro sembra già troppo; questa scelta stilistica di dolcezza è consentita dal lavoro in vigna che garantisce elevate acidità, per cui il consistente grado zuccherino è sempre ben equilibrato dalla freschezza. Jacques parla di perfetta fusione dello zucchero nel vino grazie all’acidità, ed all’assaggio colpisce la estrema piacevolezza e bevibilità di questi prodotti, dolci ma per niente stucchevoli.
Per capire i risultati dell’agrobiologia in viticoltura, dalla degustazione dei millesimati 2004 e 2002 di Ambonnay in sequenza è emersa una differenza che subito Jacques ha provveduto a sottolineare e giustificare: l’annata 2002 in Champagne è stata senz’altro migliore rispetto alla successiva 2004 (e questo lo si è percepito dalla struttura maggiore, in bocca, del primo rispetto al secondo); ma i due vini assaggiati presentavano una netta diversità al naso, con il 2002 molto meno complesso del 2004, più espresso e ricco di sentori e profumi. Ebbene: le uve per il 2002 sono state raccolte dai filari esterni della vigna, molto vicini alle vigne confinanti coltivate con metodi convenzionali ed uso di prodotti chimici; le uve per il 2004, invece, provengono dal “cuore” della stessa vigna, da filari insensibili alle “contaminazioni” dei viticoltori vicini e dunque integralmente biologiche e naturali. Ecco che il 2002 ha un naso più semplice e, soprattutto, omologato, mentre il 2004 presenta sentori più variegati e rispettosi del terroir di provenienza, anche se l’annata è stata minore.
Poi Jacques ha fatto un esempio istruttivo di quali conseguenze abbia sul vino la conduzione biologica del vigneto: in viticoltura convenzionale si utilizza il potassio, ma questo prodotto ha la conseguenza di diminuire l’acidità dell’uva e, quindi, del vino. In altre parole, il prodotto di una vigna che non riceve potassio ha un’acidità migliore rispetto a quello che proviene da piante abituate a concimi chimici per aumentarne la produttività.
Ciò che caratterizza i vini di Beaufort è senz’altro l’elevata acidità che li rende sempre freschi e piacevoli anche quando sono molto evoluti oppure contengono un consistente dosaggio zuccherino.
Ecco che gli champagne che più hanno colpito all’assaggio,il 25 agosto 2010, sono i millesimi più risalenti nel tempo ma con degorgement recente dopo lungo affinamento: l’Ambonnay 1996, sboccato a luglio 2010, aveva un’acidità da Chablis Grand Cru 2009. E non a caso in vendita l’azienda ha una vera e propria collezione di vecchie annate, fino agli anni Settanta del 1900. Del resto Jacques invita ad aprire i suoi millesimati più affinati dopo qualche anno, anche dieci, dal degorgement, per godere appieno della complessità di cui sono capaci.

Degustazione.
1) Polisy Brut s.a. (ma 2006; del millesimato sono state prodotte solo 3000 bottiglie) – Colpisce la finezza delle bollicine; al naso sentori di fieno e frutta fresca.
2) Polisy Brut Millesimé 2002 – Naso fine ed elegante, con una netta e bella mineralità; la bollicina è finissima, sembra quasi che non ci sia ma invece invade il palato; fresco, lungo e pulitissimo il finale, sapido e ancora minerale.
3) Ambonnay Grand Cru Millesimé 2004 - Naso complesso, con bei frutti rossi eleganti, note minerali, leggero sentore affumicato (non da legno).
4) Ambonnay Grand Cru Millesimé 2002 - Miele, note affumicate, mineralità; meno complesso al naso, ma più strutturato e persistente in bocca, dove torna una netta sensazione di miele di acacia.
5) Ambonnay Grand Cru Millesimé 2000 (bottiglia aperta da un mese!) – Bellissimo naso, con mineralità, frutta secca, erbe aromatiche fresche… Finezza di perlage e acidità netta in bocca, lungo.
6) Polisy Millesimé 1999 – Naso più semplice degli altri, ma nettamente minerale, elegantissimo; bella acidità, è molto verticale, dritto, lungo.
7) Polisy Millesimé 1996 – 9 gr / litro di zucchero, sboccatura 2008; naso elegante e complesso, frutti rossi, fiori bianchi, minerale; la bollicina è finissima; in bocca ha grande acidità, il finale è lunghissimo.
8) Ambonnay Grand Cru Millesimé 1996 – Naso intrigante, complesso, con noccioline, mineralità, leggera frutta secca; ha un’acidità da Chablis 2009… strutturato e lunghissimo; un grande vino.
9) Rosé Millesimé 2005 – Al naso escono rosa, fragola e tanta mineralità; le bollicine sono leggermente meno fini degli altri vini, ma la piacevolezza è grande.
10) Ambonnay Grand Cru Rosè Millesimé 2004 (aperto da un po’ di tempo, è senza perlage)
11) Rosè Millesimé 2005 Demi Sec – Naso complesso con tanta fragola; bocca dolce, piacevole e fresca, ancora su note evidenti di fragola.
12) Polisy Millesimé 2002 Demi Sec - Anche questo molto complesso al naso! Lungo, zucchero molto ben fuso.
13) Ambonnay Grand Cru Millesimé 2005 Demi Sec – Incredibile bevibilità.
14) Polisy Millesimé 1996 Demi Sec – Naso molto intenso e complesso, con un catalogo di piccoli frutti rossi.
15) Ambonnay Grand Cru Millesimé 1996 Demi Sec (degorgement 2007) – Grande nota minerale, poi tanta frutta rossa… Elegante e freschissimo. Emozionante, come il “fratello” Polisy.
[I successivi vini sono stati versati da bottiglie che Jacques aveva aperto ad aprile 2010 (da più di 4 mesi!) per una degustazione con i sommelier del ristorante “Noma” di Copenhagen, recentemente incoronato come il miglior ristorante del mondo, superando El Bulli di Ferran Adrià. Tutti presentavano una leggera nota ossidativa, ma colpivano per la presenza di profumi, per una acidità nettissima e per un perlage quasi svanito ma ancora percepibile].
16) Polisy Brut Millesimé 1995 (degorgement 2007) – Bel naso, leggera ossidazione, frutta secca, mandorla… Clamorosa acidità.
17) Polisy Brut Millesimé 1990 (degorgement 2008, circa 17 anni sui lieviti) – Complesso, evoluto al naso, con frutta secca dolce (fico secco); grande acidità in bocca, sembra giovane.
18) Ambonnay Grand Cru Brut Millesimé 1991
19) Ambonnay Grand Cru Brut Millesimé 1990 – E’ un Sec, poiché per un errore di dosage di questa bottiglia ci sono 20 gr / litro di zucchero.
20) Ambonnay Grand Cru Brut Millesimé 1989 – Grande complessità olfattiva, frutta secca, note burrose, pan-brioche, c’è ossidazione, anche in bocca, ma grande bevibilità e freschezza acida che mantiene il vino ben in vita.
21) Ambonnay Grand Cru Brut Millesimé 1989 Demi Sec (40 gr / litro)
A casa, dopo cena:
22) Ambonnay Grand Cru Brut Millesimé 1988 (degorgement 1999) – Perlage presente, non molto ma finissimo; colore giallo dorato vivo; al nasco escono tanta frutta secca, note minerali e sentori ossidativi. In bocca ha perlage che sembra scarso ed invece poco dopo l’ingresso accarezza e riempie la bocca; il vino entra morbido e poi genera salivazione abbondante, con bella acidità che rende piacevole ed equilibrata la bevibilità; emerge una netta albicocca essiccata, poi il vino vira su note ossidative, tanta frutta secca e ritorni di fieno, mineralità e sottobosco (che col tempo sono poi usciti anche all’olfazione diretta); persistente il finale. Per alcuni degustatori la nota ossidativa manifesta l’inizio della parabola discendente e non rende soggettivamente piacevole l’assaggio; per altri (tra i quali chi scrive…) è risultato un vino intrigante, certamente evoluto ma ancora vivo e presente, capace di emozionare.
DAVIDE AMADEI (già pubblicato su www.corrieredelvino.it)

Riferimenti:
Champagne BEAUFORT André & Jacques
1 Rue de Vaudemanges, 51150 AMBONNAY
Tel: 03.26.57.01.50 (+0033) fax: 03.26.52.83.50 (+0033)
e-mail: ajbeaufort@free.fr sito internet: http://www.champagnebeaufort.com/

lunedì 25 ottobre 2010

Verticale Barolo Brunate Marcarini


Verticale di Barolo Brunate dei Poderi Marcarini.
23 ottobre 2010 a Casa Canapicchi a Putignano.
Barolo Brunate docg 2004 – Rosso rubino vivo, granato sull’unghia. Naso estremamente elegante e tipico, nettamente floreale all'inizio; poi escono piccoli frutti rossi (ciliegia matura in evidenza) e spezie. In bocca il tannino è molto netto, giovanissimo ma fine; finale pulito fruttato, lungo su note anche balsamiche.
Barolo Brunate docg 1999 – Rosso granato piuttosto concentrato. Olfatto inizialmente un po’ evoluto, con bei sentori di terra, humus, fungo; poi si apre ed è molto balsamico, con china e rabarbaro in evidenza, ma anche finocchietto e anice; successivamente vira su frutta piccola di bosco (lampone maturo), ma anche note agrumate intriganti; naso decisamente intenso e complesso. In bocca prevale la gran massa di tannini, decisi, ancora da addomesticare ma molto fini e per niente amari; c’è grande struttura, leggero alcol, con finale lunghissimo su sensazioni balsamiche e chinate. Grande vino.

Barolo Brunate doc 1978 – Colore decisamente granato, piuttosto scarico, ma vivo, con leggero aranciato appena accennato sull’unghia. All’olfatto è inizialmente molto chiuso, poi emergono note balsamiche, molto sottobosco con funghi e tartufo; caffè; successivamente si percepiscono sensazioni alcoliche, quasi da single malt. In bocca è molto equilibrato, tannini scarsi ma ancora percepibili, morbido, ma contrastato grazie alla netta acidità a rinfrescare ed a rendere ancora piacevole la beva. Non lunghissimo, pare cedere subito ma poi riemerge. Vino che certamente ha iniziato la sua fase calante, ma che ha ancora molto da dire, con piacevolezza consentita dal contrasto ancora vivo tra morbidezza, alcol e acidità.

Barolo Brunate doc 1971 –Il colore è ancora rosso granato vivissimo, intenso, poco trasparente (più concentrato del 1978). Il naso è intenso e pulitissimo, con un continuo e progressivo emergere di sensazioni, tante ed intriganti: all’inizio c’è evidente menta, poi cioccolato, note balsamiche, goudron, sentori agrumati, anche canditi, tamarindo; successivamente fiori secchi e caramella d’orzo. La bocca è splendida, deliziosa, equilibratissima: attacco di grande morbidezza, subito c’è tannino, delicato ma presente, la struttura non cede per tutto l’assaggio, l’alcol è integrato, con finale fresco e sapido. Vino senz’altro maturo, ma assolutamente in piedi, ben saldo (e più giovane del 1978). Ne risulta la conferma di un’annata che per le Langhe è stata quasi miracolosa, con vini perfetti di grande longevità e carattere. Un assaggio memorabile, davvero emozionante.

I vini sono stati abbinati ad una cena con le seguenti portate:
1. antipasto: coscia e petto di piccione su letto di rapini con won ton di Montebore (Marco Canapicchi)
2. primo: tagliatelle alle uova di Parisi con ragù di capriolo (Fabio Baroncini)
3. secondo: brasato di razza piemontese (la Granda) al Barolo (Davide Amadei)
4. accompagnamento: tortino di peperoni (Silvia Puccini)

Per dessert: torta di farina di castagne, cachi e liquirizia; torta di farina di castagne, pere e cioccolato… un tripudio di sapori, intensissimi… di Loretta Fanella.

In abbinamento, un’altra perla:

Recioto della Valpolicella Classico 1985 – Speri
Bellissimo colore, appena granato; naso non particolarmente complesso, ma pulitissimo ed elegante, con bei sentori, netti, di ciliegia in confettura, nonché cioccolato e caffè; in bocca il tannino è carente, ma zucchero e notevole morbidezza sono ben contrastati da un’inaspettata acidità; il finale è succoso, pulito, piacevole e piuttosto lungo.

mercoledì 26 maggio 2010

Grands Jours de Bourgogne 2010 - Le degustazioni


Grands Jours de Bourgogne 2010 – Le degustazioni

CHABLIS
Degustazione: La Porte d’Or de La Bourgogne a Chablis (lunedì 22 marzo 2010)
Sulle annate, i produttori dicono che il millesimo 2008 è molto buono, si apprezza per una notevole tipicità ed una struttura senz’altro maggiore rispetto al 2007, che invece ha dato vini di scarso corpo, sia pure anch’essi piuttosto tipici.

Domaine CHRISTIAN MOREAU Pére & Fils
Chablis 2008 – Grande acidità
Chablis 1er Cru Vaillons 2008 – Lungo, acido, naso minerale non complesso
Chablis Grand Cru Les Clos 2008 – Grande bocca, morbido e freschissimo
Chablis Grand Cru Vaudesir 2007 – Fiori, mineralità (cipria); bocca molto sapida, lungo, freschissimo ma morbido; nocciola finale
Chablis Grand Cru Les Clos 2007 – Sapido, ma soprattutto molto acido; meno complesso del Vaudesir

Domaine LONG-DEPAQUIT
Azienda del gruppo Albert Bichot
Chablis 2008 – Frutta, bella bocca, nel complesso un village meno tipico di altri
Chablis 1er Cru Beugnons 2008 – Bella bocca, ricca, con un po’ di alcol, piuttosto sapida; molto minerale al naso
Chablis 1er Cru Vaucopins 2008 – Note floreali molto eleganti al naso; belle acidità e sapidità, ma bocca meno ricca del Beugnons
Chablis Grand Cru Blanchots 2008 – Estremamente minerale e citrino, un po’ contratto al naso; bocca molto elegante, notevole persistenza, grande equilibrio, sia pure nella elevatissima acidità
Chablis Grand Cru Moutonne 2006 – Bocca fantastica, ricca, piena, morbida, con tantissima acidità e lunghezza

Domaine LOUIS MOREAU
Chablis 2008 - Bocca più ricca di altri village degustati
Chablis 1er Cru Vaulignot 2008 – Naso molto minerale, bocca bella, equilibrata; non lungo
Chablis 1er Cru Vaillons 2008 – Naso intrigante (limone, erba, mandorla), elegante, bocca freschissima, non molto sapida
Chablis Grand Cru Vaudesir 2006 – Note affumicate, burrose, oltre che minerali! Bellissima nocciola nel finale di bocca (senza che faccia legno)
Chablis Grand Cru Valmur 2006 – Più minerale e citrino del Vaudesir; più giovane, contratto al naso, molto acido in bocca
Chablis Grand Cru «Clos des Hospices dans les Clos» 2007 – Monopole familiare dal 1904, è un vigneto del Grand Cru Les Clos – estremamente tipico, naso minerale e floreale, molto giovane, con incredibile acidità ben bilanciata, lungo

Domaine WILLIAM FEVRE
Chablis 2008 – Grande mineralità al naso
Chablis 1er Cru Vaillons 2008 – Acidissimo, citrino, con note di fiori freschi
Chablis 1er Cru Vaulorent 2008 – Minerale, mandorla, burro (si percepisce bene la differenza dal Vaillons)
Chablis Grand Cru Les Preuses 2008 - Grande bocca, di bellissimo equilibrio, con tanta acidità e sapidità
Chablis Grand Cru Les Clos 2008 – Notevole eleganza al naso; gran bocca, morbidissimo e freschissimo, molto lungo con note di mandorla

Domaine BILLAUD-SIMON
Chablis 2008 – Diverso dagli altri, mieloso, qualche accenno metallico
Chablis 1er Cru Vaillons 2007 – Miele, burro, pesca al naso, anche qui qualche accenno metallico; bocca fresca, equilibrata
Chablis 1er Cru Fourchaume 2007 - Grande pulizia ed eleganza sia al naso sia in bocca
Chablis 1er Cru Mont Milieu 2007 – Si sale di acidità; citrino
Chablis Grand Cru Vaudesir 2007 – Minerale, fiori bianchi, strutturato, lungo e piacevolissimo
Chablis Grand Cru Les Preuses 2007 – Minerale, mandorla; gran bocca, con eccellente sapidità
Chablis Grand Cru Les Clos 2007 – Giovanissimo, spiccatissima acidità; grande persistenza
Chablis Grand Cru Blanchots Vieilles Vignes 2007 – Pietra, cipria; profondo in bocca, ha tutto!
Chablis 1er Cru Mont de Milieu 2006 – Intrigante naso, con note di sottobosco; mineralissimo

COTE-DE-NUITS
I produttori presentano l’annata 2008. Gli assaggi dei vini da poco in bottiglia (o ancora in legno) manifestano buone strutture tanniche e belle acidità. Paiono confermate le previsioni di un buon millesimo, nonostante le difficoltà meteorologiche dell’estate. Ad agosto e nei primi giorni di settembre è piovuto molto, con temperature piuttosto basse, al di sotto della media del periodo. Ma i vignerons hanno saputo attendere, e settembre è stato caratterizzato da bel tempo e miti temperature durante il giorno; questo ha generato elevate escursioni termiche tra giorno e notte, utili per la complessità dei profumi nei vini, ed ha consentito alle uve di raggiungere la maturazione. La vendemmia è stata posticipata rispetto alla media, alla fine di settembre. Chi scrive era in Côte d’Or ai primi di settembre 2008 e può attestare che dal 1° al 5 del mese il cielo è stato sempre coperto, con frequenti piogge e temperature basse; i produttori prevedevano già una raccolta delle uve attorno al 25/28 settembre.
In alcuni casi, in assaggio erano presentati i vini dell’annata 2007: molto tipici ed eleganti, sia al naso sia in bocca, con un’espressione diretta ed immediata dei profumi del vitigno e del territorio di provenienza; sono vini più pronti rispetto a quelli di altre annate, e raramente i vini sono potenti, molto strutturati e persistenti. E’ risultata la conferma degli assaggi che chi scrive aveva fatto dalle botti nel settembre 2008 presso alcuni Domaine, nonché delle previsioni dei titolari di questi.
Nel complesso 2007 e 2008 sono annate simili, con vini tipici ed eleganti, da bere relativamente presto, con una maggior struttura e persistenza nel 2008.
Per quanto riguarda le singole denominazioni, negli assaggi di Chambolle-Musigny emergono tanti fiori, oltre alle evidenti tipiche note di lampone e fragoline; in bocca le acidità sono elevate, i tannini sempre piuttosto fini; nei vini di Vosne-Romanée e Clos-Vougeot al naso spesso emergono intriganti sentori minerali, oltre a piccoli frutti rossi e, a volte, neri, ed alla rosa; in bocca si raggiungono elevate strutture e persistenze; per Nuits-St-Georges, l’annata 2008 pare esprimere al meglio questo territorio: si percepiscono elevate cariche tanniche che rendono necessario un opportuno affinamento in bottiglia.

VOSNE-ROMANEE e CLOS-VOUGEOT
Degustazione: Vosne Millesimé - Noblesse du Clos-Vougeot allo Chateau du Clos de Vougeot (martedì 23 marzo)
Per lo più gli assaggi sono emozionanti, con vini di eccezionale complessità olfattiva, eleganza e freschezza, con tannini sempre particolarmente fini.
Alcuni vini restano impressi nella memoria: il Vosne-Romanée 1er Cru Aux Reignots del Domaine du Comte Liger-Belair, il Clos-Vougeot “Musigni” dei Gros Frère et Soeur, il Clos-Vougeot e soprattutto l’Echezeaux di Meo-Camuzet, tutti i Richebourg, ma soprattutto quelli di Anne Gros e di Jean Grivot.

Domaine du Comte LIGER-BELAIR
Vosne-Romanée “La Colombiere” 2008 – Bellissimo al naso (spezie, note balsamiche), un po’ corto in bocca
Vosne-Romanée “Clos du Château” Monopole 2008 – Più intense e più “dolce” al naso rispetto al precedente, con netta frutta. La bocca è freschissima e di notevole eleganza
Vosne-Romanée 1er Cru Les Suchots 2008 – Naso florale, oltre a tanta frutta. In bocca è giovane, meno equilibrato dei due precedenti, ha da armonizzare le componenti
Vosne-Romanée 1er Cru Aux Reignots 2008 – E’ il premier cru subito sopra il Grand Cru, Monopole dell’azienda, La Romanée. Al naso ha eccezionale complessità ed eleganza, con pepe, spezie, estrema mineralità; fragola fresca bellissima. Molto lungo, con tannini dolcissimi ed un’eleganza inarrivabile… Un assaggio indimenticabile
Echezeaux Grand Cru 2008 – Caramella di menta, leggera vaniglia; bocca grandissima: morbidissimo, lungo e profondo, rinfrescante

Domaine MEO-CAMUZET
Vosne-Romanée 2008 – Molto giovane al naso, un po’ di legno dolce; tannino deciso, fine, con un po’ di alcol, ma grande acidità
Vosne-Romanée 1er Cru Les Chaumes 2008 – Bella menta, balsamico, un po’ di legno, note di tabacco e caffè; grande bocca, fresca, fine, ricca e lunghissima!
Clos de Vougeot Grand Cru 2008 – Naso intenso ed elegantissimo sul frutto, poi note mentolate, balsamiche; bocca immensa, elegantissima, con una eccezionale tensione acida!
Echezeaux Grand Cru 2008 – Tanti fiori, frutti di bosco (lampone, cassis), spezie, note balsamiche; eccezionale armonia gustativa ed infinita persistenza; grandissimo

Domaine A-F. GROS
Vosne-Romanée “Clos de la Fontaine” Monopole 2008 – Elegante, non particolarmente complesso
Vosne-Romanée “Mazières” 2008 – Contratto al naso, ha molta frutta rossa; bocca ricca, fresca, piuttosto lunga
Vosne-Romanée “Aux Reas” 2008 – Grande eleganza e complessità, con evidenti note mentolate; grande bocca!
Echezeaux Grand Cru 2008 – Menta fresca e spezie dolci al naso; grande bocca, morbidissimo, con tannini di eccezionale finezza, molto fresco
Richebourg 2008 – Minerale, fragola e lampone, balsamico, complesso… la bocca non si commenta! Lunghissimo e freschissimo
Nel complesso tutti i vini del Domaine manifestano bella freschezza gustativa, notevoli acidità che rendono piacevolissima la beva

Domaine ANNE GROS
Vosne-Romanée “Les Barbeaux” 2008 – Fresche note vegetali, un po’ fume; grande equilibrio, non lungo
Echezeaux Grand Cru “Les Loachausses” 2008 –Elegantissimo al naso! fiori, piccoli frutti rossi, spezie; Lunghissimo e freschissimo, in grande equilibrio
Clos Vougeot Grand Cru 2008 – Tanto lampone al naso, elegantissime note floreali e minerali, accenni di mandorla e frutta secca; bocca molto potente e giovane, sempre nell’eleganza e nella finezza
Richebourg Grand Cru 2008 – Molto giovane, intensissimo e di grande complessità al naso (frutta rossa, cioccolato; balsamico); la bocca è incredibile… potente, fine, di persistenza infinita; un grandissimo vino!

Domaine GROS Frère et Soeur
Bougogne Hautes Côte de Nuits rouge 2008 – Tipico, ottimo nella sua categoria! Naso fine, ma semplice, con note di resina e frutti rossi; spiccata acidità
Vosne-Romanée 2008 – Elegante, non particolarmente complesso, con note di cioccolato e tostatura
Echezeaux Grand Cru 2008 – Naso di mandorla, spezie, mineralità; un po’ di legno in bocca, ma è molto ricco e lungo, con una piacevole nocciola tostata nel finale
Clos Vougeot Grand Cru “Musigni” 2008 – Incredibile eleganza al naso, con tanto balsamico, erbe aromatiche, note minerali; bocca di eccezionale freschezza, sembra finire ma poi riemerge lunghissimo; anche qui un po’ di nocciola tostata nel finale (legno nuovo da assorbire)
Richebourg Grand Cru 2008 – Note affumicate, ciliegia, resina; molto complesso e tipico; bocca eccellente, più elegante del Clos Vougeot, ma forse un pochino meno persistente (sia pur molto lungo)
In generale, una maggior morbidezza e qualche sentore di legno non pregiudicano affatto l’eleganza dei vini di questo domaine, che produce grandi vini, davvero intriganti

Domaine HUDELOT-NOELLAT
Clos de Vougeot Grand Cru 2008 – Naso fresco, floreale; potente in bocca, con gran tannino, un po’ di alcol, ma è comunque fine
Romanée-Saint-Vivant Grand Cru 2008 – Grande rosa al naso, immediata ed evidente; poi frutti rossi, mineralità, sentori agrumati… molto elegante in bocca, lunghissimo

Domaine JEAN GRIVOT
Vosne-Romanée “Bossieres” 2008 – Tostato, frutti rossi; piacevole
Vosne-Romanée 1er Cru Les Beaux Monts 2008 – Naso abbastanza complesso, fine, con frutti rossi tipici in evidenza; lungo ed elegante in bocca, con finale speziato
Echezeaux Grand Cru 2008 – Grande eleganza, molto minerale, tannino deciso, molto giovane, freschissimo e lungo
Clos de Vougeot Grand Cru 2008 – Naso molto intrigante, note mentolate, lampone, spezie (pepe); grande equilibrio, lunghissimo
Richebourg Grand Cru 2008 – Un po’ di vaniglia al naso, poi cipria, tanta mineralità, spezie; giovanissimo, potente ed elegante, con tannini finissimi e tantissimi; infinito…

CHAMBOLLE-MUSIGNY e MOREY-ST-DENIS
Degustazione Da Chambolle a Morey a Gilly-Les-Citeaux (martedì 23 marzo 2010)

Domaine DUJAC
Morey-St-Denis 2008 – Semplice al naso, molto elegante in bocca, abbastanza lungo
Clos-De-La-Roche Grand Cru 2008 – Profondo in bocca, tannino molto fine, giovane, lungo

Domaine DES LAMBRAYS
Clos des Lambrays Grand Cru 2007 – Elegantissimo, lungo; balsamico

Domaine JACQUES-FREDERIC MUGNIER
Chambolle-Musigny 2008 – Gran village, morbido, fresco e lungo
Musigny Grand Cru 2008 – Un po’ contratto al naso, con un evidentissimo lampone, ma anche fragola, sottobosco; in bocca ha un’incredibile eleganza, grande freschezza, tannini “dolcissimi”; molto lungo
Nuits-St-Georges Clos de Marechal 1er Cru 2008 – Bel naso, complesso; molto giovane in bocca

Domaine LUIS REMY
Chambolle-Musigny 1er Cru Derriere de La Grange 2006 – Mentolato, elegante in bocca, pulitissimo
Clos-de-la-Roche Grand Cru 2006 – Grande! In bocca è elegantissimo, molto lungo, morbido e molto fresco

Domaine de CLOS DE TART
Clos de Tart Grand Cru 2008 – Fiori, nocciola, canfora… in bocca è morbissimo e acido; grande bocca! Lunghissimo e fresco il finale

Domaine FREDERIC MAGNIEN
Chambolle-Musigny Vieilles Vignes 2008 –Bello, tipico, elegante
Chambolle-Musigny 1er Cru Borniques 2008
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Charmes 2008
– grande morbidezza ed eleganza, fresco e ricco
Bonnes-Mares Grand Cru 2008 – Tantissimi fiori, evidente canfora, cioccolato; lunghissimo! Tannino tanto (grip) ma molto fine
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Charmes 2007 – Eccezionale eleganza al naso! Semplice ma piacevolissimo e tipico
Bonnes-Mares Grand Cru 2007 – Naso complesso con note affumicate, ciliegia, lampone, fiori… abbastanza pronto, elegante, lungo, non lunghissimo

HUBERT LIGNIER
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Baudes 2008 – Bellissimo naso di frutti rossi, erbe aromatiche; bocca rinfrescante, non molto tannino
Clos-de-la-Roche Grand Cru 2008 – Naso fresco, menta, nocciola; in bocca è giovane, con grande acidità, tannini molto fini; nocciola e mandorla nel lungo finale

GUYOT
Chambolle-Musigny Vieilles Vignes 2009
Chambolle-Musigny Vieilles Vignes 2008 – Tannico, un po’ semplice
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Charmes 2008 – Gran bel naso, con tanti fiori
Clos-St-Denis Grand Cru 2008 – Naso floreale, lungo ed elegante in bocca, tannino finissimo
Clos-de-la-Roche Grand Cru 2008 – Bellissimo naso, complesso; non lunghissimo in bocca

Armelle e Bernard RION
Chambolle-Musigny “Les Echezeaux” Vieilles Vignes 2008
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Gruenchers 2008
Chambolle-Musigny “Les Echezeaux” Vieilles Vignes 2007
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Gruenchers 2007
Chambolle-Musigny “Les Echezeaux” Vieilles Vignes 2006
Chambolle-Musigny “Les Echezeaux” Vieilles Vignes 2004
Grande eleganza, tipicità, freschezza; minore complessità e struttura in generale rispetto ad altri

AMIOT-SERVELLE
Chambolle-Musigny 2008 – Piacevolissimo, abbastanza lungo; al naso frutti piccoli rossi freschi, in bocca molto acido
Chambolle-Musigny “Les Bas Doix” 2008 – Molta freschezza in bocca; tannico, giovane
Chambolle-Musigny 1er Cru Le Plantes 2008 – Grande fragola, tanti fiori, mineralità; freschissimo in bocca
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Charmes 2008 – Erbe aromatiche, resina, frutti rossi, sentori minerali! Si sale di persistenza rispetto ai precedenti; in bocca ha notevole equilibrio, morbido oltre che molto acido
Chambolle-Musigny 1er Cru Derrière La Grange 2008 – Naso con note affumicate, oltre a tanti fiori, frutti piccoli rossi, sentori balsamici e minerali; elegantissimo e lunghissimo
Chambolle-Musigny 1er Cru Les Amoureuses 2008 – Al naso ha note affumicate, tabacco, e grande complessità (fiori, frutti rossi, erbe aromatiche); straordinaria eleganza, tantissimo tannino, molto fine; finale pulitissimo e lunghissimo; giovanissimo

NUITS-ST-GEORGES
Degustazione Nuits d’Antan a Nuits-St-Georges (martedì 23 marzo 2010)

Domaine HENRI GOUGES
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Chaignots 2008 – Note tostate e speziate (curry o simili); bocca di grande armonia, sia pure nella notevole tannicità
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Clos des Porrets St. Georges 2008 – Note affumicate, frutta rossa; evidente tannino
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Clos des Porrets St. Georges 2007 – Naso intrigante, frutta e spezie; bocca ricca, gran tannino, tanto!
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Pruliers 2007 – Naso più balsamico del Clos,fresco; complete in bocca, molto lungo
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Vaucrains 2001 – Tante spezie e tobacco dolce;
tannini risolti, non molto lungo

Domaine JEAN GRIVOT
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Pruliers 2008 –Un po’ semplice al naso, ma tipico; bocca equilibrata,non particolarmente tannica
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Roncière 2008 – Frutta, nocciola, menta; bocca ricca, piena, gran tannino, piuttosto lunga
Nuits-Saint-Georges “Aux Boudots”2008 – Naso tipico, bocca elegante non lunga
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Roncière 1997 – Sottobosco, fungo, frutta secca; buona acidità, un po’ di alcol, non lunghissimo

Domaine LECHENEAUT
Nuits-Saint-Georges 2008 – Bellissimo naso di frutta rossa, molto intenso
Nuits-Saint-Georges “Les Damodes” 2008 – Naso complesso, estremamente tannico in bocca
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Pruliers 2008 – Menta, spezie, frutta, molto complesso, sua pure giovane; bocca profonda, con gran tannino
Nuits-Saint-Georges “Le Damodes”2007 – Canfora, frutti rossi, elegante
Nuits-Saint-Georges “Les Damodes” 1993 – Molto balsamico, non particolarmente complesso, ma con belle note minerali; bocca perfetta, di notevole equilibrio, tannini risolti ma ben presenti

BOUCHARD Père et Fils
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Porrets 2007 – Un po’ di legno al naso, ma tanti sentori di frutti rossi e spezie; bocca elegante, molto lunga, con forse un leggero alcol ad asciugare
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Cailles 2007 – Naso più elegante, mentolato; molto tannico, bella acidità, alcolico, molto lungo

Domaine GEORGES CHICOTOT
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Saint Georges 2008 – Grandssimo vino!
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Vaucrains 2008 – Altro grandissimo vino!
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Vaucrains 1972 – Naso quasi fresco, con sottobosco, caramello e tanto altro; bocca acida, tannino ormai risolto, sentori metallici in bocca, ma vivo e teso, senza disarmonie! E pensare che l’annata non è tra le più grandi: la sig.ra Chicotot, quando le si dice che chi ha di fronte ha un anno di meno essendo nato nel 1973, fa presente che il 1973 è annata eccellente, migliore del 1972 in degustazione…

Domaine THIBAUT LIGER-BELAIR
Nuits-Saint-Georges “La Charmotte” 2008 – In bottiglia da un mese, non complesso al naso, ma molto fine
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Saint Georges 2008 – Naso tipico, un po’ contratto, bocca elegante, con tanto tannino
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Saint Georges 2007 – Note un po’ evolute al naso, sottobosco (fungo); molto tannico
Nuits-Saint-Georges 1er Cru Les Saint-Georges 2002 – Piacevole fungo, sottobosco, balsamico; bocca splendida, con grande equilibrio, notevole tensione acida e gran tannino

(Note di degustazione di Davide Amadei e Silvia Puccini – Gli appunti sono riportati così come presi in sede di degustazione sui taccuini)

venerdì 9 aprile 2010

Bordeaux 2009 - Parker in ANTEPRIMA!!!

Springtime in Bordeaux

Well, you know if spring has arrived, then it must be nearly time for the entire wine world to focus on the newest vintage of Bordeaux. The Bordeaux wine hype machine is the best there is, and they are skilled at creating an amazing amount of worldwide interest in their spring wine tastings. Bordeaux wines are among the very finest in the world, and not only appreciate in value from the best vintages, but are also remarkably long-lived, even in lighter, so-so qualitative vintages. I just came back from nearly two weeks in Bordeaux, and now, as I am writing this, there are over 400 journalists and wine traders there, being wined and dined by the châteaux (something I assiduously avoid). They are showcasing the newest vintage, 2009, which many Bordelais have already pronounced the greatest vintage ever, and of course, only the third "vintage of the century" in the last ten years, if we start with 2000.

Wine drinkers, rather than speculators, need to have a coherent strategy to deal with all of this. I think it is important to reiterate that when I go to Bordeaux, I have no meals at any châteaux, I accept no hospitality, and I try to taste as many of the wines as I can, three to five different times over the course of a nearly two-week stay. I don't issue tasting notes from the hip, but rather assemble all of them I have on each château, then put together a thoughtful and well-reasoned synopsis of what I think each estate and appellation has accomplished. I will have my full report coming out at the end of April, but here are a couple of preview comments for wine drinkers.

1. 2009 is an incredibly exciting vintage of opulence, power, and richness, yet the better wines have a precision and delicacy that is unprecedented. There will be worldwide demand - that is assured. Many people have said, "Well, the Asians don't buy Bordeaux wine futures," but of course, the Americans didn't either 30 years ago, and when I was in Bordeaux recently, the place was overrun by Asian wine buyers giving out lists of preferred wines to all the leading négociants. In short, they are going to buy in 2009. In fact, they already started buying in 2008, so we have a new factor, and a major one at that. The questions that will be answered in May and June are (1) Will the Asians buy more than the first growths? and (2) How much wine in total will they purchase? Luckily, the American dollar has increased rather dramatically in value against the euro, and if that continues, we could have the scenario that unfolded both in 1991, when Americans could purchase 1990s with a strong dollar, and in 1983, when Americans first jumped big-time into buying Bordeaux wine futures to buy the 1982s with a strong dollar.

However, finding value in 2009 will be the challenge. Forget the first growths or the super seconds. The prices for these wines, I fear, are going to return to the 2005 levels, which were absurd. But this is the new reality. Like Lamborginis, Porsches, haute couture houses such as Chanel, or top-level watch companies like Berguet, International Watch Company, or Roger Dubuis, today's top 24 Bordeaux châteaux are exquisite brands of status and prestige. That, unfortunately, is not going to change, even with a global economy struggling to rebound. There is just not much of these wines made. The 15,000-20,000 case production may sound like a lot of wine for one market or two, but spread it around the world to every civilized city, luxury restaurant, and hotel, and the supply quickly evaporates. However, there are hundreds of Bordeaux châteaux today releasing beautiful wines, and this was not the case 20 or 30 years ago. These are the value wines, and although many include some of the lesser known classified growths, the others emerge from backwater appellations lacking the prestige to fetch high prices. This is where wine drinkers should be focusing their energy.

2. The vintage that was underpriced by the Bordelais, after foolishly overpricing the far inferior vintage of 2007, are the 2008s. This is a classic vintage, with some very strong wines, particularly from the top properties in the Médoc and on the Right Bank of Pomerol and St.-Emilion. There actually may be some Pomerols and St.Emilions that eclipse what those châteaux did in 2009. This is still a reasonably priced vintage, but the problem is that it is a very tiny crop, much smaller than either 2009 or 2007 (which, of course, accounts for the impressive concentration the best wines have), but they still represent a bargain. And given what will be the enormous hype machine buttressing the 2009 campaign, 2008 is a vintage that smart money will seek out.

3. With respect to 2007, which was overpriced by the Bordelais, this is a vintage that has a number of very good wines, but unless they are discounted or dumped by the trade, I don't anticipate significant consumer interest. 2007 benefitted from an Indian summer that saved the vintage from disaster, and many of the wines are front-end loaded and fruity. The best wines, which will be reported on in the April issue as well, are delicious and can be drunk now or over the next 10-15 years. But unless they come down in price, they are too expensive for what they are. However, it's a great vintage for the dry white wines of Bordeaux (as is 2009), and a fabulous vintage for the sweet wines of Bordeaux, which don't really have a large market, but are beautiful wines.

mercoledì 31 marzo 2010

Borgogna: alle radici (settembre 2008)







La Borgogna, per chi ama il vino come prodotto dell’uomo e della terra e crede nella cultura che rappresenta, è sicuramente il modello di riferimento ed il criterio per capire molte cose.
Per gli appassionati di cultura del vino, un viaggio in Borgogna è la scoperta delle radici di ciò che deve intendersi per qualità del vino.
Tutto ruota attorno ad un concetto, che si realizza e si percepisce un po’ dappertutto, nelle strade, nelle cantine, nelle parole dei vigneron e nell’aria: il vino è espressione del terroir.
In Côte d’Or si comprende davvero il significato di questa parola, intraducibile in lingua italiana, purtroppo abusata da chi frequenta il mondo del vino, ma che laggiù è palpabile dappertutto, nelle strade, nei villaggi, nelle bottiglie e nelle parole dei vignerons.
Con queste note, anche in forma di diario, intendiamo raccontare l’emozionante primo incontro di quattro giovani sommelier con la realtà della Borgogna vitivinicola ed in particolare con i grandi prodotti della Côte d’Or. Emergeranno elementi utili a comprendere le caratteristiche uniche ed istruttive di tale zona di produzione di vino.
- Nei domaine visitati, dove la degustazione si svolge, per tradizione, nella cantina sotterranea in mezzo ai vini in affinamento, l’assaggio dell’annata 2007 dalle botti - che in Borgogna chiamano piéces ed hanno una capacità di 228 litri (a differenza delle più diffuse barriques bordolesi di 225 litri) - ha consentito di percepire l’importanza del terroir in termini di diversità dei suoli e dei microclimi.
Ad esempio, da Bernard Moreau (si veda sotto per la descrizione e le note di degustazione) tutti i premier crus di Chassagne-Montrachet erano in botte più o meno dallo stesso periodo (settembre 2007), avevano percorso un identico cammino di vinificazione e affinamento, in attesa dell’imbottigliamento: perciò, l’unica differenza, nel degustarli, la facevano le caratteristiche del vigneto – del suolo - in cui l’uva era cresciuta. Da Chicotot, si è potuta ben percepire, dalle bottiglie, la maggior tannicità dei rossi della AOC Nuits-Saint-Georges rispetto a tutti gli altri della Côte de Nuits, con la distinzione tra quelli delle parcelle a Nord, più eleganti e meno aggressivi (come il Village «Les Charmottes» 2006) e quelli del Sud della denominazione, i veri Nuits, bisognosi di lungo affinamento per ammorbidire gli esuberanti tannini e potenzialmente molto longevi (come il 1er cru «Les Saints Georges» 2006, famoso vigneto che ha dato il nome al Comune). Ma si è anche percepita nettamente la differenza dei Nuits-Saint-Georges dall’Aloxe-Corton 1er Cru, con tannini già risolti e “dolci”.
- Quasi tutti i produttori espongono, appesa ad un muro, la carta delle denominazioni e dei crus della Côte d’Or. Sia nelle cantine di affinamento sotterranee dei vignerons sia nelle sale di degustazione dei negociants colui che presenta i vini, spillandoli dalle pieces o versandoli dalle bottiglie, ama sempre indicare il territorio di provenienza sulla mappa, collocandolo geograficamente e descrivendo le caratteristiche climatiche e geologiche del luogo.
Anche in questo emerge la cultura del terroir: ogni vino è un prodotto unico ed irripetibile del vigneto da cui proviene, ed il suo produttore vuole comunicare la sua specificità.
- Per le strade, nei paesi e nella città di Beaune, tutto parla di vigna e di vino e vi ruota attorno. A Meursault, attorno a mezzogiorno, dalle 12 fino alle 13.30 circa, siamo nella piazza per uno spuntino e tutto tace, c’è un silenzio quasi irreale; poi, ad un tratto cominciano a spuntar fuori dai cancelli e dalle viuzze trattori e furgoncini, tanti e tutti diretti al lavoro nelle vigne. D’improvviso, per il vino, tutto si anima.
- Il Pinot Noir. Di questa varietà, un profilo che è ben emerso dalle varie degustazioni è la sua grande sensibilità, non solo alle diversità di terroir, ma anche alle annate: ognuna ha qualcosa da dire, ha la sua peculiarità ed unicità. Così, ad esempio, sono piacevolissimi, ma molto poco borgognoni, a sentire i vignerons, i vini della caldissima annata 2003, speziati più che fruttati, “larghi” ed immediati piuttosto che freschi e lunghi.
- Altri elementi “borgognoni” risultati dagli incontri e dalle degustazioni sono l’uso del legno per l’affinamento (“elevazione”, dicono i francesi) dei vini sempre discreto e non invasivo, nella ricerca dell'eleganza e della piacevolezza di beva; l’ordine e la pulizia dei vigneti, che sembrano dei giardini curatissimi, con 10.000 piante per ettaro, molto basse perché l’uva sia vicina al suolo traendone calore e luce riflessa; i trattori “scavallanti” che si infilano tra i filari rispettandone la ridotta distanza; il rispetto per la terra, con una diffusa tendenza ad applicare i criteri dell'agricoltura biologica e biodinamica. Ad esempio, la sorella di Cyprien Arlaud ha due cavalli con i quali lavora 5 dei 15 ettari dei vigneti del domaine, per non pressare il terreno e non uccidere il suo naturale humus, con tutti i minerali ed i microrganismi che costituiscono il nutrimento e l’arricchimento delle piante e dei grappoli.
- Annate. Al momento del viaggio (settembre 2008), erano da poco usciti sul mercato (e spesso esauriti) i prodotti dell’annata 2006 ed erano ancora in affinamento quelli dell’annata 2007.
L’annata 2006 è giudicata da tutti eccezionale per i vini bianchi, anche superiore al 2005. Per i rossi, la 2006 è ritenuta un’annata grande, che manca della concentrazione del 2005, ma è forse più tipica e “borgognona”. Il 2007 è un millesimo buono sia per i bianchi della Côte de Beaune sia per i rossi della Côte de Nuits: è anch’essa annata dove emergono bene le tipicità dei vari terroir, nonostante manchi la concentrazione e la struttura delle due annate precedenti. Per i rossi, in particolare, il 2006 ed il 2007 giocano entrambi molto sull’eleganza, la finezza e la tipicità, con la prima più concentrata rispetto alla seconda.


Sabato 30 agosto 2008


L’appartamento dove abitiamo in Place Morimont n. 1, vicino all’Hotel de Ville, è di proprietà di Yves Darviot, che è anche piccolo produttore di vino. Troviamo in casa sul tavolo in omaggio una sua bottiglia, che a cena degustiamo con due ottimi polli di Bresse arrosto, acquistati in una rosticceria del centro città.

Beaune 1er Cru «Les Gréves» 2001 – Splendido inizio! Naso complesso, inizialmente chiuso, poi si apre molto bene: erbe aromatiche, sentori vegetali terziari (foglia di tè), spezie, frutti di bosco, note animali tipiche, molto mirtillo. In bocca ha una bella acidità, che colpisce, e buon tannino; soprattutto piuttosto lungo. Molto elegante e piacevole, con notevole corrispondenza gusto-olfattiva. Induce sempre a berne un altro sorso… Successivamente al naso escono note dolci (burro di cacao) e balsamiche.

Domenica 31 agosto 2008

Dopo aver passato la giornata a Digione, tornando verso Beaune percorriamo la mitica Route des Grand Crus e ci fermiamo a Gevrey-Chambertin; subito vediamo che alcune piccole cantine, anche di ottimo livello, sono aperte per degustazione ed acquisto.
Entriamo al Domaine DES VAROILLES dove la signora ci conduce nella saletta di assaggio e vendita.
Ci fa assaggiare due vini; il terzo lo acquistiamo e lo beviamo a casa, la sera a cena.

1) Gevrey-Chambertin «Clos du Meix des Ouches» 2000 – Molto fruttato al naso, poco complesso. Molto equilibrato e piacevole in bocca, con tannino un po’ asciugante e leggermente amaro nel finale. Non molto lungo. Al naso e in bocca si sente un po’ il legno.

2) Gevrey-Chambertin 1er Cru «Clos des Varoilles» Monopole 2000 – Naso complesso (purtroppo sentito appena aperto), con qualche sentore di legno non ancora assorbito; frutta e spezie, note balsamiche. In bocca è molto equilibrato, anche se il tannino, ben presente, può ancora ammorbidirsi; bella acidità, buona struttura, piuttosto lungo (non molto).

3) Gevrey-Chambertin 1er Cru «La Romanée» Monopole 2000 – All’inizio è chiuso, poi si apre fino ad essere molto complesso: fin da subito prevalgono spezie dolci e sentori balsamici (mentolati, di canfora); poi caramella d’orzo, frutta (cassis, fragolina di bosco) evidente; una nota affumicata. In bocca ha tannini dolci, buona acidità, molto morbido. Colpisce l’eccellente equilibrio; non è particolarmente persistente, anche se non certo corto. E’ pulitissimo, nitido, lascia la bocca con una sensazione di dolcezza: è pronto e di estrema piacevolezza e bevibilità, con una buona complessità anche in retrolfattiva. Molto elegante.

Lunedì 1° settembre 2008 ore 14.30

Visitiamo lo Chateau de Meursault, con giro turistico nelle cantine sotterranee, davvero da non perdere, bellissime ed emozionanti; ci viene consegnato il bicchiere da degustazione con serigrafia dello Chateau, per l’assaggio di 7 vini con cui il percorso si conclude (12 € a testa). Troviamo le bottiglie aperte su botti, adibite a tavolini, nelle ultime stanze dei sotterranei.

1) Bourgogne Aligoté 2007 – Bel naso fresco, agrumi, fiori; molto fresco in bocca, piuttosto lungo relativamente alla sua categoria.

2) Meursault «Clos du Chateau» 2004 – Bel naso con fiori bianchi (sambuco, gelsomino) in evidenza; un po’ di legno (resina); elegante in bocca, non molto lungo.

3) Meursault 1er Cru «Chateau de Meursault» 2003 – Si tratta del blend dei premier crus Perriéres e Charmes. Ottimo! Naso abbastanza complesso, con bella mineralità, un po’ di vaniglia, frutta dolce, poi frutta secca. In bocca è splendido, acido e grasso, soprattutto lunghissimo.

4) Beaune Rouge 2002 – Naso molto tipico e piacevole, con frutti di bosco (fragola, lampone) netti. In bocca ha tannino un po’ “verde”, nel complesso è piacevole e pulito, ma piuttosto corto; manca di corrispondenza naso-bocca.

5) Volnay 1er Cru «Clos de Chêne» 2004 – Naso molto intrigante con sentori affumicati (tabacco da sigaretta), tostati, frutta che piano piano emerge. In bocca ha struttura e materia, è piuttosto lungo, con buona acidità ma un tannino piuttosto “verde”, un po’ asciugante (forse “colpa” dell’annata).

6) Pommard 1er Cru «Clos des Epenots» 2005 – Naso molto intenso di frutta matura, di confettura di vari frutti di bosco; poi spezie e terziari (liquirizia). In bocca ha tannino fine in evidenza, gran corpo, lungo. Giovane.

7) Beaune 1er Cru «Cent-Vignes» 2001 – Naso abbastanza tipico, con frutti di bosco in evidenza, ma non complesso. In bocca entra morbido, ha buona acidità, ma ha tannini non molto fini. Persistente.

Martedì 2 settembre 2008

Ore 11.00: siamo al Domaine ARLAUD a Morey-Saint-Denis.
Ci accoglie, su appuntamento preso dal’Italia per e-mail, Cyprien Arlaud, che ci conduce subito nella cantina sotterranea. Si assaggia spillando dalle piéces, mentre Cyprien spiega, un po’ in francese ed un po’ in inglese, con grande disponibilità e pazienza per capire e farsi capire, le diverse caratteristiche dei vini, dei territori, delle annate, delle vinificazioni.
Il Domaine ha vigne di età tra i 30 e i 70 anni, su 15 ettari. Le vigne sono gestite dalla sorella di Cyprien che utilizza due cavalli per 5 dei 15 ettari: l’animale, rispetto al trattore, non “pressa” il terreno, non uccide l’humus che è necessario per la vite, per il drenaggio, etc.; il trattore è utilizzato negli altri 10 ettari. Le vigne hanno 10.000 ceppi per ettaro (più o meno tutte le vigne in Borgogna). Il pinot nero ne potrebbe accettare anche di più: ci spiega Cyprien che fino al 1600 c’erano anche 20 o 25.000 piante per ettaro, ma poi si è iniziato a pagare i braccianti per potare e dunque occorreva risparmiare… In ogni caso, ci dice che 10.000 è il numero perfetto.
L’azienda pratica una vinificazione senza raspi in macerazione ed utilizza barriques di 2°, 3° e 4° passaggio. I vini affinano in legno per un periodo tra 14 e 18 mesi a seconda dell’annata; i 2007 staranno solo 14 mesi, per essere imbottigliati a novembre 2008.
I vini dell’annata 2006 e delle precedenti sono tutti esauriti.
Assaggiamo i vini dell’annata 2007, che sono ancora in botte ma hanno finito la fermentazione malolattica.
Gli chiediamo com’è stata la vendemmia 2007 e ci dice che è un’annata facile (tant’è che bastano 14 mesi in legno, meno del solito), ma tipica di Borgogna ed elegante. E’ simile alla 2006, che però è più concentrata, oltre ad avere grande tipicità e ad essere molto “borgognona”, anche più del 2005, che peraltro è stata grandissima (insieme al 1999 ed al 2002, le migliori degli ultimi anni).

1) Bourgogne Rouge «Roncevie» 2007 – E’ un climat sotto Gevrey-Chambertin – Vino semplice ma piacevole, con notevole acidità, tannini già morbidi.

2) Morey-Saint-Denis Village 2007 – Al naso esce un po’ di vaniglia, ma è comunque elegante, con netti sentori di frutta; in bocca ha una bella acidità, ma colpiscono i tannini molto fini.

3) Morey-Saint-Denis 1er Cru «Cheseaux» 2007 – Naso più complesso ed intenso rispetto al Village, si sente meno il legno, emergono sentori balsamici, di terra, e note vegetali aromatiche; in bocca è di lunga eleganza: ci dice Cyprien che è ben rappresentativo dell’annata 2007, non ricca, ma molto fine e comunque lunga nell’eleganza.

4) Gevrey-Chambertin 1er Cru «Aux Combottes» 2007 – Più corpo, più struttura dei precedenti; bocca pulitissima, con caramella d’orzo netta nel finale dolce e fruttato; al naso ha molto frutto; l’acidità è eccezionale, i tannini già fini e piacevoli.

5) Charmes-Chambertin Grand Cru 2007 – Più chiuso e reticente degli altri, ma comunque molto intenso. In bocca colpisce per morbidezza ed equilibrio, è ricco di materia e molto persistente.

6) Chambolle-Musigny 1er Cru «Les Sentieres» 2003 – Ad un tratto Cyprien va a prendere una mezza-bottiglia senza etichetta, per farci assaggiare un’annata che definisce particolare, poco “borgognona”. Il vino ha un naso concentrato, molto fruttato, con frutti di bosco maturi, anche in confettura, oltre ad erbe aromatiche; in bocca c’è tanta liquirizia, è pronto, molto lungo; si sentono netti tannini. Ci fa notare Cyprien che, per le particolarità climatiche dell’annata, è un vino più pronto, più immediato; ha un coloro più scuro e concentrato rispetto al normale pinot nero di Borgogna; è un vino che definisce più “dimostrativo”, mentre il pinot nero ha il bello di essere potente ma mai “massiccio”.

Dopo aver pranzato a Gevrey-Chambertin, visitiamo il Clos-De-Vougeot ed il suo affascinante Chateau.

Nel tornare verso Beaune, sulla RN74 ci fermiamo al Domaine D’ARDHUY, bellissima tenuta al confine tra la Cote de Nuits e la Cote de Beaune.
Per tre euro degustiamo tre vini; il quarto è una sorta di gentile concessione funzionale all’acquisto.

1) Ladoix 2004 (bianco) – Naso fresco con note agrumate e burrose. Buona acidità in bocca. Abbastanza lungo.

2) Savigny-Les-Beaune «Clos de Godeaux» 2003 (bianco) – Legno delicato, note di resina, miele, ma un po’ semplice al naso. Piacevole in bocca, con buona acidità nonostante l’annata, piuttosto lungo.

3) Côte-de-Nuits «Clos de Langres» 2004 – E’ il vigneto che circonda la villa dove ha sede l’azienda. Bel prodotto, tipico, senza « punte » ma piacevole. Tannino un po’ asciugante ed amaro, ma comunque integrato.

4) Côte-de-Nuits «Clos de Langres» 2002 – Più pronto, più piacevole, più elegante del 2004, con tannini fini.

A cena, al ristorante tipico e Bar-a-vin «Caves Madeleine» in Rue du Faubourg Madeleine mangiamo Escargots e Boeuf Burguignonne, e beviamo:

Beaune 1er Cru «Clos du Roi» 2001 – CHANSON Pére et Fils – Naso molto fruttato, con netti frutti di bosco maturi. Un po’ semplice, ma molto piacevole in bocca, quasi dolce (alla lunga, forse un po’ stucchevole, in carenza di adeguata freschezza).

Mercoledì 3 settembre 2008

Ore 10.30: a Nuits-Saint-Georges, mentre inizia a piovere, facciamo visita al Domaine GEORGE CHICOTOT, azienda familiare molto tradizionale, con cantina sulla RN 74, senza bisogno di appuntamento: un cartello invita all’ingresso ed alla degustazione.
Ci fa degustare la sig.ra Chicotot, che si occupa della cantina, della vinificazione e dell’affinamento; poi, al momento dell’acquisto di qualche bottiglia, conosciamo anche il marito George, che soprattutto gestisce le vigne.
Madame ci spiega che i vini stanno 20 mesi nelle piéces, senza essere mai mossi e senza alcun travaso, rimanendo sui propri lieviti; poi non vengono filtrati, ma solo ˝decantati˝ per essere imbottigliati: solo così, ci dice, si possono avere vini davvero longevi.

1) Bourgogne Chardonnay 2007 – Molto acido, abbastanza lungo, un po’ semplice al naso, con note minerali.

2) Bourgogne Pinot Noir 2006 – Naso molto tipico, sia pure non complesso, bella acidità, buon corpo; semplice, ma ottimo prodotto nella sua categoria (€ 10,00 in cantina).

3) Nuits-Saint-Georges «Les Charmottes» Village 2006 – E’ un climat della zona Nord di Nuits, che dà vini più eleganti e pronti rispetto alla zona a Sud, che invece dà i veri tipici Nuits potenti e tannici. Naso con resina, frutti di bosco, complesso. Tannini evidenti, bella acidità, lungo. Ottimo e tipico!

4) Aloxe-Corton 1er Cru «La Coutiére» 2006 – Naso quasi dolce, con amarena in sciroppo in evidenza; buona alcolicità, tannini già ben integrati e dolci, piuttosto lungo; molto piacevole ed elegante.

5) Nuits-Saint-Georges 1er Cru «Les Saints Georges» 2006 – Eccellente! Naso molto complesso con resina, erbe aromatiche, frutta, spezie… Tannini evidenti, tanti ma fini, grande struttura, soprattutto lunghissimo. Gran vino.

La degustazione ha fatto emergere le differenze dei vari terroir, con vini molto tradizionali e tipici di Borgogna.

Mercoledì 3 settembre 2008

Ore 14.30: siamo al Domaine MICHEL GROS, con cui abbiamo preso appuntamento dall’Italia, a Vosne-Romanée.

Arriviamo a Vosne, dopo un veloce pranzo nella piazza di Nuits-Saint-Georges, sotto una pioggia battente. Troviamo facilmente la strada dove ha sede l’azienda ed entriamo con l’auto nel cortile di un bel palazzo storico dove, nell’ufficio, ci accoglie Michel Gros in persona con una sua stretta collaboratrice. Dopo i saluti e le presentazioni, è lei che ci fa scendere nella cantina di affinamento per la degustazione.
Ci presenta l’azienda, che possiede 20 ettari di vigneto, dei quali 12 sono piantati a Chardonnay, poi iniziamo ad assaggiare.

1) Bourgogne Haute Côtes de Nuits 2006 – Iniziamo da un pinot noir di un territorio caro all’azienda: il padre di Michel Gros fin dagli anni ’70 del 1900 ha fortemente voluto valorizzare la zona, poco considerata, delle Haute-Côtes, per produrre vini facili ma tipici. L’azienda ha 10 ettari su 20 in tale zona, che dà origine a vini a denominazione regionale (Bourgogne) con indicazione della sottozona specifica (Haute-Côte). L’età media delle vigne è 40 anni, le rese per ettaro – 40/45 hl - sono molto basse per essere una denominazione regionale. Il vino che degustiamo è semplice ma tipico, fresco e piuttosto lungo in bocca, di grande piacevolezza e godibilità.

2) Vosne-Romanée 2005 – Naso tipicissimo con resina, frutti di bosco (lampone, fragola); elegantissimo in bocca, con tannini finissimi, lungo e succoso, fresco e giovanissimo. Un grande village.

3) Nuits-Saint-Georges 2002 - «Può invecchiare, ma è al giusto stato di evoluzione», ci dice la collaboratrice di Michel Gros. Complesso ed elegante, ha perfetto equilibrio in bocca; lunga la persistenza. Anche questo, un grande village.

4) Vosne-Romanée 1er Cru «Clos de Reas» Monopole 2001 – Annata poco apprezzata, ma secondo lei è molto bella se si attende il tempo: i vini da giovani sono molto chiusi. Il vino è molto complesso su note terziarie, soprattutto spezie dolci, tabacco; poi escono frutta matura e caramella d’orzo; in bocca ha un tannino rotondo, dolce e morbido (dice che è tipico del cru); ancora acido, morbidissimo, di notevole equilibrio.

5) Clos-Vougeot Grand Cru «Grand Maupertui» 2006 – Naso di grande complessità ed eleganza, balsamico, mentolato, con cacao, tanta frutta, varie spezie… In bocca ha tannini tantissimi e finissimi, che «tirano» per la gioventù, ma c’è già grande equilibrio con viva freschezza. Un vino eccezionale.

6) Clos-Vougeot Grand Cru «Grand Maupertui» 2005 – Al naso ci sono note tostate, poi escono spezie, frutta, etc. etc. Eccezionale complessità. In bocca ha una struttura grandissima, i tannini sono setosi e dolci; colpisce il finale, semplicemente interminabile! Altro vino eccezionale.

Rimaniamo colpiti da questi due vini che, forse, ci hanno fatto capire, per la prima volta, cosa sia un grande pinot nero di Borgogna.
Per quanto riguarda la vinificazione, gli Haute-Côtes fermentano in acciaio, ed in acciaio svolgono anche la malolattica, dopo di che affinano per 12 mesi in piéces vecchie; i vini superiori fermentano in vasche di cemento aperte, poi svolgono la malolattica nelle piéces dove poi rimangono per 18 mesi. Per i grand crus Michel Gros utilizza il 100% di legno nuovo; per i premier crus il 50%, per i village il 30% ; chiede alle tonnellerie botti nuove molto brulée, tostate, in legno di Tronçais (col tempo gli aromi si armonizzano).
Parlando di annate, ci viene ribadito che il 2003 è stata un’annata buonissima, con acidità bassa, che ha dato vini «facili», bevibili presto; al naso hanno molte spezie dolci; sono ottimi prodotti, ma poco borgognoni.
Una visita che ci ha segnato, per l’accoglienza che abbiamo avuto, per la disponibilità ad aprire bottiglie e a spiegare i vini, anche di annate non recenti, oltre che, naturalmente, per la qualità dei prodotti. Il rammarico è quello di aver acquistato poche bottiglie…

A cena, a casa:

Santenay 1er Cru «Clos de Tavannes» 2004 – Domaine VINCENT GIRARDIN (bianco) – Monocorde al naso, ma con una netta, bellissima ed ˝istruttiva˝ mineralità; scaldandosi nel bicchiere escono poi note burrose e sentori agrumati. In bocca ha una evidente acidità, è salino, con buona struttura, sia pure non molto lungo.

Giovedì 4 settembre 2008

Dopo aver tentato di far visita, senza appuntamento, ad un qualche piccolo Domaine di Chassagne-Montrachet, ma senza successo per la scarsa nostra propensione a chiedere, bussare ed insistere, entriamo nel bellissimo palazzo dove ha sede e cantina il Domaine MICHEL PICARD - Chateau de Chassagne-Montrachet.

Si tratta di un’azienda moderna, dove i contenitori per la fermentazione sono all’avanguardia e non si esita a praticare la chaptalization (aggiunta di zucchero al mosto per correggere il grado alcolico nelle annate che ciò necessitino), che altri rifiutano (ad esempio, tra i nostri incontri, Bernard Moreau), e la filtrazione con dosi massicce di bentonite.
Non a caso, è possibile compiere la visita dell’azienda con una guida ed il pagamento di 12 € a testa. Ed è ciò che facciamo.
E’ decisamente molto interessante il percorso nelle cantine di affinamento storiche, con i locali più antichi del 1400 e del 1500 e quelli del 1800. La guida ci spiega le tipologie dei legni e le modalità di affinamento, e ci fa anche vedere l’attrezzo con il quale viene svolto il batonnage per muovere i lieviti nelle botti.
Alla fine del giro, che comprende anche la zona pulitissima dei contenitori in acciaio per le fermentazioni, assaggiamo alcuni vini.

1) Mercurey 1er Cru «Clos-Paradis» 2005 (Côte Chalonnais) – Miele, frutta e fiori bianchi, con un po’ di legno dolce al naso; molto fresco in bocca; non corto.

2) Chassagne-Montrachet «Devant-Le-Chateau» 2005 – Miele, un po’ di frutta secca e matura, fiori bianchi, legno; secondo la ragazza che ci guida è troppo boisée, deve assorbire il legno. Acido e rotondo in bocca, finisce con créme brulée, piacevole.

3) Chassagne-Montrachet 1er Cru «Les Chenevottes» 2005 – Molto miele al naso, legno (più del precedente), frutta secca, note minerali. In bocca è molto morbido, con una buona acidità; lungo, con una piacevole nocciola tostata nel finale; c’è mineralità e sapidità. Bel prodotto, manca forse un po’ di eleganza.

4) Saint-Aubin 1er Cru «Les Charmois» 2006 (pinot noir) – Naso fresco, floreale, con evidenti lampone e fragolina di bosco; in bocca è piacevole ma semplice, non lungo; tannino evidente, un po’ giovane, e forse un po’ asciugante.

5) Corton Grand Cru «Clos de Fiétres» 2003 – Naso molto intenso, più elegante rispetto ad altri 2003 assaggiati; molto speziato (ci dice la ragazza che hanno aspettato molto a vendemmiare, ad inizio settembre; è piovuto, per cui i grappoli hanno assorbito acqua che ha creato eleganza); in bocca non è molto armonico, ha poca integrazione tra gli elementi, con tannino e (poca) acidità da una parte e morbidezza dall’altra; non molto lungo.

Dalla degustazione dei vini rimane l’impressione che, sia pure corretti e piacevoli, siano un po’ omologati e tra loro molto simili, con un uso del legno nuovo un po’ eccessivo.

Alle ore 14.00, al Domaine BERNARD MOREAU et fils a Chassagne-Montrachet – su appuntamnteo preso anche grazie alla spendita del nome della Vinoteca al Chianti di Andrea Formigli – siamo accolti e guidati da Bernard Moreau padre in persona, mentre i due figli stanno imbottigliando il Bourgogne base ed il Village.
Bernard è vigneron e persona di grande semplicità e cortesia, che ci fa vivere una indimenticabile esperienza di incontro con la realtà della Borgogna.
Tanti sono gli insegnamenti trasmessi da questo vero vigneron.
Il più significativo consegue alla domanda sulle potenzialità e previsioni di invecchiamento dei vini, cui risponde: «io non condivido chi fa invecchiare molto tempo questi vini; è un gusto personale, ma a me piace berli quando hanno 7 / 8 anni» (!).
Poi, alla domanda «com’è stata l’annata 2007?» ci risponde con un altro grande insegnamento: ogni annata è diversa dalle altre, il vino è diverso ogni anno, è caratterizzato e distinto sulla base dell’annata; non si può dire che un’annata è migliore di un’altra, semplicemente ciascuna è unica ed irripetibile e dà un vino da essa identificato.
I vini 2006 sono tutti esauriti, per cui assaggiamo i 2007, tutti spillati dal contenitore inox oppure (tutti i Premier Crus e i rossi) dalla botte.

1) Bourgogne Chardonnay 2007 - Da contenitore inox. Molta frutta bianca matura. Bella acidità, discreto corpo.

2) Chassagne-Montrachet Village 2007 - Naso piuttosto complesso, con frutta bianca e macchia mediterranea in evidenza.

3) Chassagne-Montrachet 1er Cru «La Maltroie» 2007 - Molto minerale al naso e in bocca, non molto complesso, ma elegantissimo e pulitissimo in bocca, molto persistente nella finezza.

4) Chassagne-Montrachet 1er Cru «Morgeot» 2007 - Potente. Si sente, qui, un po’ il legno, ha un bellissimo equilibrio (tra tanta acidità e tanta morbidezza). Molto lungo, con una bella nocciola caramellata in fondo.

5) Chassagne-Montrachet 1er Cru «Chenevottes» 2007 - Frutta fresca e sensazioni burrose, accanto ad una (solita) grande mineralità. In bocca ha bella acidità, ha meno struttura e potenza del Morgeot, è un po’ più corto, ma più elegante. Spiega Bernard Moreau che il Cru Morgeot è più rotondo e potente, mentre il Cru Chenevottes è più acido e più complesso al naso. Dice che sono i due opposti della casa.

6) Chassagne-Montrachet 1er Cru «Les Grandes Ruchottes» 2007 - Da una vigna intera vecchia di 69 anni ! (Gli altri Crus hanno al loro interno piante di età diverse). Molto più floreale e fruttato degli altri, ha grande complessità olfattiva (nonostante sia spillato dalla piece). In bocca è grandissimo: potente ed elegante, interminabile. Ha tutto! Grandissimo vino, ci ha colpito molto.

7) Chassagne-Montrachet Village Rouge 2007 - Naso tipico, molta frutta di pinot nero. Giovanissimo, ruvido, con una bella struttura. Ha bisogno di affinamento.

8) Chassagne-Montrachet Rouge 1er Cru «La Cardeuse» Monopole 2007 – Vigna nella zona del 1er Cru Morgeot. Ancora condizionato dal gas in legno, è più complesso, più fine, più balsamico rispetto al Village, con erbe aromatiche oltre ai tipici frutti di bosco. Tannini più fitti e morbidi, anche se “tanti” e da affinare. Struttura e persistenza notevoli.

Bernard Moreau usa solo lieviti naturali e autoctoni, non aggiunge lieviti selezionati ed inoculati. Tutti i vini stanno sur lies in legno. Effettua la filtrazione, dopo il collaggio, soltanto se opportuno sulla base della degustazione: filtrare o non filtrare dipende dall’annata e dalle caratteristiche del vino che ne è venuto. Il Bourgogne ed il Chassagne-Montrachet Village fermentano e stanno in legno sur lies (10% nuovo) 10 / 11 mesi. I Premier Crus fermentano e stanno in legno 12–15 mesi, a seconda dell’annata e della degustazione. I legni sono per un terzo nuovi, per un terzo di secondo passaggio e per un terzo di terzo passaggio; poi vengono assemblati (abbiamo assaggiato dalle barriques di 2° passaggio, che sono una “media” tra i tre legni). I vini vengono aggiunti di anidride solforosa solo dopo la malolattica (svolta in legno), per non bloccare i processi fermentativi. In tutti i vini bianchi colpisce l’uso magistrale del legno, i cui sentori sono sempre accennati, discreti se non assenti.
La degustazione dalla botte, dove i vini erano dalla vendemmia e quindi tutti per lo stesso periodo di tempo, ha consentito di apprezzare davvero le diverse caratteristiche dei vini dovute solo ai diversi suoli, alle diverse parcelle e vigne: è emersa una grande capacità del Domaine di valorizzare i terroir.

Dopo la visita da Bernard Moreau, esperienza indimenticabile, alle 16.00 siamo al Domaine GUY AMIOT et fils, sempre a Chassagne-Montrachet. Avevamo preso appuntamento, passando di lì, la mattina stessa, abbastanza per caso.
Ci accoglie uno dei due figli di Guy Amiot, e subito ci fa vedere le vigne: del resto, da lì tutto nasce.
Poi, ci fa accomodare nella sala degustazione, adiacente alla cantina di fermentazione e stoccaggio.
Ci spiega che i 2/3 della produzione aziendale sono chardonnay ed il resto pinot noir; effettuano la diraspatura completa ed usano lieviti aggiunti selezionati in laboratori di Borgogna; la fermentazione alcolica si svolge in contenitori di acciaio inox. Il Domaine possiede anche una porzione del Grand Cru Montrachet.
Assaggiamo pochi bianchi, non i principali cru, e molti rossi, alcuni davvero interessanti.

1) Bourgogne Chardonnay 2006 – Naso fruttato, susina bianca, un po’ di burro; acidità dirompente, poco bilanciata con le parti morbide; finale un po’ amaro.

2) Chassagne-Montrachet Vieilles Vignes 2006 - Naso non molto complesso, con bella mineralità e note agrumate; legno discreto, ben dosato; un po’ di note burrose; molto acido, ma c’è struttura, è piuttosto lungo, con buona mineralità anche in bocca; finale leggermente amaro.

3) Chassagne-Montrachet 1er cru «La Maltroie» 2006 – Molto minerale, fiori, susina bianca; in bocca emergono frutta secca e mandorle; bellissima acidità, elegante, giovanissimo; lungo il finale, su note di nocciola.

4) Bourgogne Pinot Noir 2006 – Fragola e tanto lampone in bella evidenza al naso; tannino un po’ asciugante; giovane, molto acido; buono per nel suo genere.

5) Chassagne-Montrachet «Le Chaumes» (rouge) 2006 – Naso pulito, fruttato, non complesso ma piacevole; c’è del floreale (rosa); tanto tannino, molto più integrato rispetto al Bourgogne; bocca pulita, giovane; bella corrispondenza naso-bocca.

6) Chassagne-Montrachet 1er cru «La Maltroie» (rouge) 2006 – Oltre alla frutta, al naso ha note balsamiche, frutta più matura, liquerizia, speziatura; complesso; elegante in bocca, rispetto ai precedenti rossi qui si cresce in finezza dei tannini e nella struttura; anche in queto caso sconta la gioventù; bel prodotto!

7) Chassagne-Montrachet 1er cru «Clos Saint Jean» (rouge) 2006 – Questo è davvero elegante; ha frutta, spezie, liquirizia, tabacco; in bocca è potente ed elegante, più lungo degli altri; il migliore.

A cena a casa:

Volnay 1er Cru «Les Carelles» 2002 - Domaine JEAN-MARC BOULEY (acquistato al supermercato) - Naso elegante e piuttosto complesso, con terra, sottobosco, funghi, tabacco e fumo, poi frutta (ciliege, amarene), cassis. In bocca è piacevole, il tannino è dolce ma deve ancora ammorbidirsi; forse ha un po’ di prevalenza dell’alcol. Non lunghissimo. Al naso successivamente escono note balsamiche, rabarbaro, radici.

Venerdì 5 settembre 2008

A Beaune, proprio dietro alla casa dove alloggiamo, in Rue Grenier à Sel, ha sede un negociant relativamente piccolo, con produzione attorno alle 500.000 bottiglie annue: la Maison CHAMPY.
Contrariamente al solito, iniziamo dai rossi per poi passare ai bianchi.

1) Savigny-Les-Beaune «Au Fourches» 2001 – Naso tipico, molto piacevole in bocca.

2) Chambolle-Musigny 2001 – Molto tipico e piacevole, elegante.

3) Gevrey-Chambertin 1er Cru «Les Cazetiéres» 2006 – Naso molto complesso, con tanto frutto; tannini finissimi, setosi, lungo, potente ed elegante. Un grande vino, emozionante.

4) Mazis-Chambertin Grand Cru 2001 – Naso stupendo, grande frutta, bellissimo balsamico. Lunghissimo ed elegantissimo.

5) Saint-Romain 2006 (passiamo ai bianchi) – 12 mesi in piéce, 20% di legno nuovo. Naso fresco e fruttato, bella bocca con acidità e materia. Il legno non si sente quasi per niente.

6) Puligny-Montrachet 1er Cru «Les Chalumaux» 2005 – Naso non complesso, moltissimo minerale (ha bisogno di fare bottiglia). Bocca bellissima! Lungo, lunghissimo, con una piacevole nocciola finale. Legno impercettibile.

7) Chassagne-Montrachet 2006 – Naso complesso, bella bocca, elegante, con finale piuttosto persistente.

8) Beaune 1er Cru «Les Champimonts» 1999 (torniamo ad un rosso) – Prodotto uscito da poco sul mercato, nel 2008, poichè la vendemmia 1999 lo meritava. Naso molto complesso con un catalogo di aromi terziari, in particolare tabacco dolce, spezie, cuoio, goudron, oltre a frutta in confettura. Bellissima bocca, molto equilibrata.

Della maison colpisce la piacevolezza ed eleganza dei vini, sempre equilibrati e caratterizzati da un uso del legno decisamente discreto e non invadente.
L’esperienza di degustazione è stata molto istruttiva, oltre che piacevolissima.
Il dipendente che, gentilissimo, in inglese ci serve le bottiglie e ci guida nella degustazione, ci spiega che nella zona di Gevrey-Chambertin i Grand Cru al di sotto della strada (come Charmes-Chambertin) sono un po’ meno «grand cru» di quelli al di sopra della stessa strada; hanno storicamente beneficiato della vicinanza con lo Chambertin, ma non sono all’altezza, ad esempio, del Mazis; inoltre, esistono alcuni premier crus che hanno la dignità di grand cru, ma per ragioni storiche non hanno la denominazione relativa; si tratta in particolare del Cazetiéres e del Saint-Jacques, nell’area più elevata della denominazione, all'inizio della Combe de Lavaux.

(Le degustazioni sono di Davide Amadei, Monica Bracci, Marco Canapicchi, Silvia Puccini)

mercoledì 17 febbraio 2010

Chianti Classico Collection


Appena tornato dal Chianti Classico Collection col desiderio di parteciparvi qualcuno dei miei assaggi della giornata quasi a voler fissare sensazioni e storie che rendono queste occasioni di incontro con i molti produttori e appasionati, momenti formativi di intenso vigore. Non voglio dunque soffermarmi sulle note degustative, il mio è un invito all'assaggio e se vi avrò incuriosito avrò reso giusto onore a quanti in una bottiglia di vino mettono il portato della loro passione e esperienza. Il mio coup de coeur è un vino della zona di Gaiole in Chianti, Il Rocca di Montegrossi di proprieta della famiglia Ricasoli-Firidolfi già dal VII-VIII sec. d.c. Oggi alla guida dell'azienda un esuberante discendente Marco Ricasoli-Firidolfi che con eleganza e competenza ci guida all'assaggio dei suoi vini. Da non perdere il San Marcellino Chianti Classico DOCG prodotto da uve Sangiovese coltivate nell'omonimo vigneto che circonda la Pieve di San Marcellino a Monte in Chianti. La sua produzione avviene solo nelle grandi annate...ricordo l'assaggio del Chianti base 2005 che aveva visto confluire le uve di queste vigne, ancora ne cerco nelle enoteche nel mio peregrinare...la maturazione avviene per un periodo di 16/18 mesi in Barrique di Allier di media tostatura per poi affinare in bottiglia per 24 mesi prima della messa in commercio. Dal 2006 ad arricchire il bouquet di questo Sangiovese una piccola ma significativa percentuale di un vitigno "complementare" il Pugnitello che conferisce a questo splendido vino colore, di un Rubino intenso, e struttura. Al naso splendido e ricco di frutti rossi ma anche note speziate e minerarie che si fondono con armonia con un finale di Caffè che mi ha ricordato l'evoluzione di un grande Barolo. Alla bocca ritrovi tutte le aspettative riposte in un equilibrio tra acidità e tannini(ancora da fondersi) da manuale e una persistenza lunga e gradevolissima. Abbiamo assaggiato anche in anteprima il 2009, annata difficile ma che riserverà soddisfazioni di certo esclusive. Merita una visita in azienda quanto prima per un attento e doveroso "ripasso".

domenica 31 gennaio 2010

Chianti Classico La Casuccia 1990 - Castello di Ama


Chianti Classico Vingeto La Casuccia 1990 – Castello di Ama – 13%
Casa Amadei – 30.01.2010
Davide Amadei, Monica Bracci, Marco Canapicchi, Silvia Puccini
Già alla vista si annuncia eccellente: rosso rubino intenso e molto concentrato, con note granata sull’unghia.
Naso molto elegante, con un netto profumo di terra bagnata; poi ciliegia, amarena, tabacco dolce, cacao, note minerali; via via emergono sentori balsamici che poi si mettono a fuoco su note mentolate; erba secca, cuoio. C’è tutto del sangiovese.
La bocca è splendida, ha tutto: grande equilibrio, colpiscono la rotondità, la notevole freschezza ed i tanti tannini, non finissimi ma ben risolti e piacevoli. E’ succoso, con finale pulito persistente ed elegante. Quasi rinfrescante, sia al naso sia in bocca.
Vent'anni... e non sentirli!
Da annoverare tra le grandi bevute, quelle che emozionano. Abbinato ad un’ottima anatra all’arancia (per festeggiare …).

Barbaresco 1974 - La Ca’ Növa


Barbaresco 1974 - La Ca’ Növa di Dario Rocca & Figli –
Casa Amadei – 30.01.2010
Davide Amadei, Monica Bracci, Marco Canapicchi, Silvia Puccini
Limpido, colore granato decisamente scarico ma ancora uniforme e vivo.
Naso integro e schietto, privo di note ossidative; intrigante e complesso, con legna arsa, sottobosco, humus, funghi secchi delicati, note balsamiche, caramello, evidente tamarindo, note di frutti rossi sotto spirito.
In bocca è morbido, equilibrato, con buona acidità e tannini scarsi ma percepibili. In retrolfattiva è più semplice che al naso: chiude pulito su note balsamiche.
E’ vino inaspettatamente godibile e piacevole, anche se sconta l’età nel finale di bocca, un po’ asciugante e segnato dall’alcol, poco persistente.
Comunque sorprendente… per aver quasi 36 anni!

sabato 30 gennaio 2010

Rouges de Loire

Cari Amici,
Questo è il mio primo "Post" con cui voglio condividere con voi un esperienza degustativa che è il mio modo di intendere l' approccio al Vino. "Condividere" è la parola che più vorrei sottolineare non perchè di per se non mi piaccia il vino, ma di certo berne, con coscienza e moderazione, insieme ad amici, rende un esperienza gustativa un momento a suo modo memorabile. Nei giorni scorsi ero a Parigi e ho pensato che poteva essere l'occasione per assaggiare qualcosa difficilmente reperibile in Italia. Dunque vini di zone a me sconosciuti, prodotti a basso costo anche per farmi un idea se tutto il vino francese sia buono e confutare la mia teoria, secondo cui, il prodotto italiano è mediamente più buono ma deficitario contro i vini francesi sull'altissimo livello . Decido dunque una volta arrivato di sbirciare la Revue du Vin de France che nel numero di questo mese proponeva proprio un vino interessante ma per me quasi sconosciuto. Il Chinon rosso della loira. Mi reco a pranzo da Legrand Pere et Fils sulla Rue de la Banque giusto dietro la borsa. Enoteca dove si può accompagnare ad una selezione di vini al bicchiere un piatto di Charcuterie (salumi) o Formaggi Francesi, quasi sempre eccezionali. Decido di bere Chinon Clos de la Dioterie (in copertina sulla rivista francese) il produttore Charles Joguet sarà quello che più mi ha persuaso nell'interpretazione del Cabernet Franc insieme al Domaine Baudry con il suo croix boissee. Lo Chinon si presenta estremamente complesso anche se l'annata (troppo recente 2006) si esprime con pienezza e una apertura di bocca densa e gradevole. Ricca di Frutti rossi e note Balsamiche che mi ricordano la Canfora poveri di Tannino ma estremamente equilibrato e ben fatto (un legno assolutamente non invasivo e ben utilizzato). Vigne vecchie talvolta di 50 anni che rilasciano una mineralità e una complessità davvero sorprendenti. La Pai è lunga (non lunghissima) ma di certo questo vino, anche per il costo dai 20 ai 30 euro a Bt., si fa apprezzare più di qualche St.Emilion proposto in ristoranti anche blasonati...continua

venerdì 22 gennaio 2010

Lagrein Praepositus 2004 - Abbazia di Novacella


Praepositus Alto Adige doc Lagrein Riserva 2004 – Abbazia di Novacella – 13,5% Alc.
Casa Amadei – 12.10.2009
Sommelier: Davide Amadei e Silvia Puccini
Colore rosso rubino ben vivo, non molto intenso.
Al naso presenta immediati e netti profumi di piccoli frutti rossi, sia freschi sia maturi, anche di bosco (fragola, ribes, ciliegia); emergono sentori di inchiostro e china, con una leggera nota di speziatura dolce da affinamento in legno; peraltro quest’ultimo appare completamente assorbito.
In bocca l’ingresso è decisamente morbido, con buona alcolicità, ma subito colpisce la decisa acidità che crea un notevole equilibrio; i tannini sono scarsi, ma molto fini e dolci; il finale è succoso e fruttato, corrispondente all’olfatto, ma poco persistente.
Complessivamente risulta un vino di grande tipicità e coerenza, caratterizzato da piacevolezza ed eleganza di beva e di aromi; rimarchevole l’equilibrio gustativo, in un contesto – però – di poca struttura e persistenza, ciò che fa definire il vino senz’altro maturo.
Dopo 24 ore il naso ha perso di freschezza e complessità, ha virato su note monocordi di ciliegia sotto spirito. Resta l’elegante profilo gustativo in bocca.

mercoledì 20 gennaio 2010

Barbera d'Alba Vigna del Cuculo 2004


Barbera d’Alba doc Bricco Boschis Vigna del Cuculo 2004 – Cavallotto – 14,5% Alc.
Casa Amadei – 17.10.2009
Sommelier: Davide Amadei e Silvia Puccini
Colore rosso rubino intenso.
Naso di grande complessità, fragrante, con susina rossa, fragola, frutti di bosco, sentori mentolati, di canfora; poi confettura di piccoli frutti rossi, spezie, cuoio, liquirizia.
Bocca moto calda, ma di grande freschezza, equilibrio e piacevolezza; tannini presenti e fini, sia pure tipicamente non molti; abbastanza lungo, colpisce per la pulizia del finale fruttato e corrispondente alle sensazioni dell’olfatto.
In abbinamento con coniglio doss e bruss.